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Juventus, perché il patteggiamento è l'investimento più azzeccato

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Claudio Savelli
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Per definizione, il patteggiamento non prevede sconfitti. È un pareggio che soddisfa entrambe le parti. Un punto a testa senza farsi del male a vicenda e via, ognuna per la sua strada. Poi il bicchiere può essere mezzo pieno o mezzo vuoto a seconda dei punti di vista. In questo caso è di certo mezzo pieno per la Juventus e mezzo vuoto per la giustizia federale, checché ne dica il presidente Gravina. Vista la gravità dei fatti discussi oggi (la manovra stipendi) in relazione a quelli freschi di giudizio (le plusvalenze), l’accordo per 718mila euro di multa senza punti di penalità è un capolavoro del gruppo di avvocati bianconeri e della dirigenza trapiantata da John Elkann per risolvere i misfatti di Agnelli & Co.

Sono tutti felici. La federazione perché non ci saranno strascichi estivi e il prossimo campionato potrà partire senza macchie. La Lega perché può trattare in serenità sul nuovo bando per i diritti televisivi: se a inizio stagione 2023/24 la Juve sarà in linea con le altre grandi, figurarsi per la 2024/25, la prima con le nuove emittenti. Tutti felici ma la Vecchia Signora di più, perché sa fin da oggi di che morte morire. O meglio, sa che non morirà affatto. Guadagna due beni preziosissimi: la certezza di non avere una penalità nel prossimo anno e il tempo necessario per programmare il mercato e la prossima stagione. Anche un’eventuale imposizione della Uefa sarebbe limitata ad un solo annodi squalifica perché la cessazione delle ostilità in Italia non può essere ignorata.

 

Cambierebbe di poco le carte in tavola e il futuro del club se è vero che rinunciare all’Europa League o alla Conference non è un dramma finanziario come saltare una Champions, cosa già certa dopo la sconfitta contro il Milan. E a pensar male forse ci si azzecca: è un caso che l’accordo per il patteggiamento sia stato trovato dopo il ko contro i rossoneri che ha decretato la matematica esclusione dalla massima competizione europea? Non crediamo. Dopo un’infinita serie di investimenti sbagliati, la Juventus ne ha finalmente azzeccato uno: dedicare tempo e risorse di valore per risolvere le pendenze. Se la vecchia dirigenza ammette i suoi peccati e trova in Agnelli il capro espiatorio, quella nuova ne esce con le tasche piene di credibilità e si candida per guidare il club anche in futuro. Le basterebbe gestire la società come ha gestito la nave in burrasca per tornare a fare l’unica cosa che conta da quelle parti.

 

 

 

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