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Milan, Furlani e la "nuova era". Le voci su Pioli: "Ad alto rischio"

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La "nuova era del Milan" parte da Giorgio Furlani, amministratore delegato da fine 2022 (in sostituzione di Ivan Gazidis) e da oggi quasi un plenipotenziario al posto di Paolo Maldini e Ricky Massara. I proprietari americani di RedBird, guidati da Gerry Cardinale, hanno silurato la coppia M&M senza troppi riguardi e con effetto immediato, poche ore dopo l'ultima partita della stagione. Un colpo durissimo per i tifosi rossoneri, in rivolta (come, pare, molti big dello spogliatoio) per il brutale trattamento riservato a una leggenda come Maldini. Il modello è collegiale, con più peso specifico per Cardinale e, appunto, Furlani. Il responsabile scouting Geoffrey Moncada avrà più voce in capitolo nella scelta dei giocatori da acquistare, così come mister Stefano Pioli. Una alchimia difficile, perché da raggiungere nel giro di poche settimane per non compromettere la prossima stagione.

 

 

 

Dopo il glaciale comunicato stampa firmato Cardinale, che congedava Maldini e Massara ringraziandoli stringatamente per lo scudetto vinto appena un anno fa e le tre qualificazioni in Champions, ecco le parole di Furlani, il nuovo e semi-sconosciuto uomo chiave del Diavolo anche a livello sportivo. "Per prima cosa voglio dire grazie a Paolo e Ricky ed esprimere la gratitudine di tutti i collaboratori del Milan per il loro rilevante contributo al Club in questi anni – dice il manager alla Gazzetta dello Sport-. Paolo è stato fra più grandi giocatori di sempre e come dirigente, insieme a Ricky, ha giocato un ruolo importante per conseguire il nostro 19° scudetto. Ci dispiace vederli andare via".

 

 



Il motivo della scelta? Presto detto: "Nel nostro club analizziamo costantemente le strategie e i modelli più idonei per garantire che il Milan possa continuare a progredire dentro e fuori dal campo, per competere con le squadre leader d’Europa. Il primo fondamentale elemento, lo ripeto sempre è, e rimarrà, il calcio. Proprio con questo obiettivo abbiamo deciso un riassetto organizzativo che porta alla creazione di un gruppo di lavoro per la parte tecnico/sportiva" per "consolidare e rafforzare i progressi compiuti negli ultimi anni, in tutte le componenti del club. La nostra ambizione non è cambiata, anzi si è fortificata: essere competitivi ai vertici del calcio europeo. Siamo sulla buona strada, ma c’è ancora molto lavoro da fare".

 

 

 

Come nota però la Gazzetta dello Sport, "il modello è molto poco italiano e ad alto coefficiente di rischio". Nessun direttore sportivo propriamente detto, nessuna presenza fissa sul campo accanto a Pioli come accadeva con Maldini e Massara. L'impressione è quella di un tecnico che sarà più responsabilizzato ben al di là del solo risultato del campo e della gestione dei giocatori, ma anche più solo. A sostenerlo, oltre a Moncada e a Furlani, ci saranno i "big data", l'apporto dello studio scientifico e capillare dei singoli giocatori, un metodo usuale negli sport americani dove le statistiche svelano molto (dal basket al baseball e il football americano). Cardinale si fida ciecamente di Luke Bornn (fondatore di Zelus, innovativa società di analytics) e di Billy Beane, l'ormai celebre Mr. Moneyball emblema di questo approccio. Ma molti, non solo tra i tifosi, si domandano: un approccio simile, tutto numeri e razionalità, si potrà applicare al mondo del calcio italiano fatto di sudore, temperamento e cuore?

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