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Juventus, "dipende dal suo umore": le indiscrezioni su Federico Chiesa

Claudio Savelli
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Chiesa al centro del villaggio bianconero è una buona idea, il problema è che è l’unica. O perlomeno è l’unica visibile. La Juventus dipende da Chiesa, dalle sue iniziative e dal suo umore. Per ora funziona, l’italiano viene raggiunto facilmente dai compagni, si mette in moto spesso e arriva al tiro con frequenza, ma è l’unico sfogo offensivo della squadra.

Senza Vlahovic al suo fianco ma con un Milik arrugginito dalla panchina e incapace di stoppare palloni facili fino al gol del vantaggio, la dipendenza si accentua. Solo Chiesa permette alla squadra di distendersi verso la porta avversaria, solo Chiesa offre una traccia tra le maglie avversarie, solo Chiesa si muove senza il pallone. Questa, per inciso, è una caratteristica del giocatore post-infortunio che quello “pre” non aveva: Chiesa ha dovuto reinventarsi perché dopo un’operazione al ginocchio, la potenza sul breve cala e l’efficacia negli uno-contro-uno diminuisce. Quindi meno duelli e più ricezioni dirette verso la porta. Il fatto che Chiesa ci sia riuscito in poco tempo certifica la sua predisposizione al lavoro e la sua intelligenza, parte integrante e spesso sottovalutata del talento di un calciatore.

 

Una parte di merito in questo processo va data ad Allegri, che ha intravisto nel nuovo ruolo di attaccante la possibilità di mettere il nuovo Chiesa più a suo agio. Isolarlo in fascia, secondo il mister, lo costringerebbe a duelli non più sostenibili. Una mossa corretta a cui però bisogna aggiungere altro, altrimenti la Juve diventa prevedibile. In ogni caso, pur Chiesa-centrica, la nuova versione bianconera è migliore rispetto a quella vecchia. La complessità richiesta dal calcio contemporaneo resta lontana, ma non è più una formazione del tutto spoglia. Eppure il pubblico non sembra apprezzare questo sforzo. 

orse, ripetendo che il gioco non serve a vincere, Allegri ha tirato troppo la corda. Molti tifosi sono convinti che quei discorsi siano un’offesa alla loro competenza calcistica. Di sicuro a rimetterci è la squadra, ormai costretta a giocare in uno stadio che fischia non appena l’arbitro invita tutti ad andare negli spogliatoi. La Juventus sta cercando di fare il primo passo verso il pubblico, è innegabile. Fino a quando quest’ultimo si girerà dall’altra parte?

 

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