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Sergio Perez, crollo psicologico: chi è costretto ad assumere

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Un inizio di stagione con due vittorie nelle prime quattro gare, a Jeddah e Baku, poi il declino. Prestazioni deludenti, mancati accessi nel Q3 delle qualifiche, gare spesso costrette alla rimonta, nonostante una Red Bull indiscutibilmente come più forte della griglia. Per Sergio Pérez è una stagione difficile, quasi da dimenticare, tanto che il messicano è stato costretto ad assumere un mental coach: "Dopo Miami, le cose hanno iniziato a peggiorare per me — le parole in un’intervista alla testata olandese De Limburger — Mi sentivo come se stessi guidando un'altra macchina che non si adattava bene alle mie esigenze. Di conseguenza, non è stato possibile entrare in Q3 diverse volte, il che ha mandato in frantumi la mia fiducia. Questo ha reso anche la guida molto più complicata”.

Pérez: “Grato alla Red Bull, ma macchina diversa dalle altre”
Nonostante tutto, "sono grato alla Red Bull per avermi dato l'opportunità di correre in un top team — aggiunge Checo — Ma essere un pilota per questo team non è facile. La Red Bull opera in modo diverso rispetto alle altre scuderie. Secondo me, la loro macchina è costruita con un approccio diverso rispetto agli altri team. Ha bisogno di tempo e devi abituarti a questo. E ovviamente devi avere a che fare con Max Verstappen come compagno di squadra. Il passato ha dimostrato come quella pressione sia molto dura tanto che io la chiamo ‘la pista più difficile della Formula 1'".

 

Pérez: “F1 la mia vita, ma in questo momento difficile essere allegri a casa con moglie e figli"
Il messicano è poi tornato a parlare delle difficoltà psicologiche che lo hanno colpito durante la stagione: "Ho avuto molti problemi in estate — conclude — All'inizio ero davanti e lottavo, ma poi è cambiato tutto. Guidavo senza alcuna fiducia. Ad un certo punto non riuscivo proprio a capire”. Per poi concludere: "La Formula 1 è il mio sport, la mia vita, la mia passione. Ma quando si attraversa un periodo così difficile sul lavoro, è difficile essere allegri a casa con moglie e figli. Ecco perché ho assunto un mental coach, perché la mia famiglia merita di avere un papà allegro a casa. Insieme a lui ho iniziato a lavorare per diventare un uomo migliore, ma anche un pilota migliore”.

 

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