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Inter, la solitudine di Lautaro: un grosso problema per Simone Inzaghi

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Claudio Savelli
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Simone Inzaghi deve fare ciò che Stefano Pioli ha fatto contro il Cagliari: inventarsi modi alternativi per far riposare Lautaro, come il rossonero ha riciclato Okafor prima punta per far rifiatare Giroud. Rinunciarvi è difficile anche per la loro leadership, ma è d'obbligo per sopravvivere. Il problema dell'Inter è il reparto offensivo a corto di uomini, il problema del Milan è l’assenza di un centravanti alternativo classico. Nemmeno Jovic, ancora non presentabile, lo è. Quindi è normale che in assenza di Lautaro e Giroud, Inter e Milan cambino spartito tattico. È su quello che Inzaghi deve lavorare, mentre Pioli sembra aver iniziato a farlo. Il Milan rimaneggiato trova nuova linfa a Cagliari mentre l’Inter titolare abbassa troppo l’intensità mentale nella ripresa contro il Sassuolo.

Pioli sta capendo come sfruttare l’abbondanza quasi illogica del reparto offensivo, se è vero che ad essa corrisponde una difesa a corto di terzini e un centrocampo senza registi, ora che Krunic ha raggiunto Bennacer in infermeria. Come? Con la costante rotazione dei tre giocatori d’attacco. Una rotazione che deve avvenire quando non ci sono Giroud e Leao che invece occupano posizioni fisse. Così il Milan di riserva diventa imprevedibile. L’Inter scopre di non avere questa pazza versione alternativa. Non sarebbe servita se Arnautovic fosse stato integro, ma ora diventa obbligatoria. Ed è anche l’invito di Marotta ad un allenatore ormai pronto per inventare. Si scopre quindi che anche le milanesi, date dai più per ampiamente superiori, hanno dei difetti di campo. Però si fermano lì. Le altre hanno problemi al di fuori del rettangolo di gioco, ben più fastidiosi, ed è lì che si è formato lo scarto in classifica, comunque ridimensionato.

Il Napoli, ad esempio, dovrà convivere con un Osimhen capriccioso oltre ogni ragionevole limite. Stavolta è arrivato allo stadio senza salutare i compagni, una scena pietosa. Osimhen si sta dimenticando di essere un professionista ben pagato, oltre che un leader della squadra. Così facendo si isolerà e magari otterrà la cessione, che sembra essere ciò che vuole, ma di certo sta buttando via tempo per crescere come giocatore e come persona. La Juventus invece deve convivere con i fischi del suo stadio, puntuali ad ogni intervallo o triplice fischio. Il Meazza nerazzurro invece applaude Sommer per incoraggiarlo dopo un grave errore. Il paradosso è che il pubblico bianconero non sostiene la miglior versione della squadra degli ultimi tre anni, l’unica in cui si intravedono margini di miglioramento.

Se è così quando vince, come sarà quando perderà? La Lazio sta cercando di reagire al problema peggiore: perdere senza sapere bene perché. E la Roma si sta riprendendo da un inizio in cui Mourinho sembrava aver perso interesse verso le sorti giallorosse. Il tecnico portoghese si sta riappassionando alla Roma (Lukaku in questo è determinante) e la squadra sta iniziando il suo campionato. Visto che i difetti li hanno tutti, è utile quantomeno non crearsi pensieri extra. Solo le milanesi ci sono riuscite. Finora.

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