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Calcioscommesse, non solo giocatori: la voce-bomba, chi c'è nell'inchiesta

Claudio Savelli
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Non è che Fabrizio Corona fa un nome e la Procura di Torino lo segna nel registro degli indagati. Tra le parti sembra esserci collaborazione, ma una cosa è lo show mediatico e un’altra è il lavoro di indagine iniziato mesi fa a fari spenti, tant’è che Fagioli ha ammesso le sue colpe lo scorso 30 agosto, subito dopo essere finito tra gli indagati per un giro di scommesse illegali. La Procura avrebbe preferito che i riflettori rimanessero spenti, ma qualcuno li accesi e ora bisogna conviverci. Come? Muovendosi all’ombra del nome che fa i nomi. L’unica forzatura è stata la visita degli agenti della Procura a Coverciano per consegnare a Tonali e Zaniolo la notifica degli atti. L’idea era aspettare che terminassero gli impegni dell’Italia, ma i nomi, che agli inquirenti erano già noti, sono usciti e non è stato possibile seguire il piano originale. Il quarto calciatore menzionato è Zalewski, che in questi giorni è in ritiro con la Polonia Under 21. Ai compagni, alla federazione e ai dirigenti della Roma ha assicurato di non aver mai scommesso in vita sua e starebbe pensando di querelare chi lo ha nominato, anche perché le voci nei suoi confronti sono le più pesanti: secondo i seguaci del gossip, Zalewski avrebbe scommesso sulla propria ammonizione durante la partita Roma-Salernitana dello scorso 22 maggio, con il cartellino giallo effettivamente arrivato al 94’.

LE REAZIONI DIFFERENTI
Le diverse reazioni dei giocatori suggeriscono al “pubblico” di prendere i nomi con le pinze: non è tutto vero ciò che luccica. Fagioli, dopo aver collaborato con la Procura di Torino fornendo elementi utili alle indagini, sarebbe pronto a patteggiare e, secondo l’articolo 126 del Codice di Giustizia Sportiva, potrebbe portare a casa uno stop dimezzato da 3 anni a uno e mezzo, o anche meno con l’aggiunta di altre attenuanti. Altro discorso è la giustizia ordinaria: su quel fronte la pena è un’ammenda che i giocatori, al netto di eventuali debiti accumulati, non dovrebbero aver problemi a pagare. Tonali, che deve ancora essere ascoltato, avrebbe ammesso il gioco ad amici e parenti spiegando però che si tratterebbe di superficialità una tantum più che di un vizio costante. Avrebbe già ricevuto manifestazione di sostegno e di supporto da parte del suo attuale club, il Newcastle, e dell’allenatore Eddie Howe, e attivato un percorso di supporto psicologico.

 

 

 

POKER E BLACKJACK
Zaniolo, invece, avrebbe negato sia ad amici e parenti sia a Monchi, direttore sportivo dell’Aston Villa, di aver scommesso sul calcio ma avrebbe ammesso di aver giocato solo a poker e blackjack su un sito che non pensava che fosse illegale. L’accusa dal punto di vista sportivo sarebbe per tutti la medesima, al netto di eventuali scommesse sulle proprie partite o, peggio, tentativi di combine che sembrano esclusi: esercizio abusivo dell’attività di scommesse che prevede una sospensione da 6 mesi a 3 anni. Una cosa è chiara: siamo solo all’inizio. Dall’estremo riserbo con cui procede la Squadra Mobile coordinata dal pubblico ministero Manuela Pedrotta, è scontato che l’inchiesta sia destinata ad allargarsi.

Non sembra vero che i nomi («di altri 10 calciatori») che Fabrizio Corona promette di diffondere «martedì in tv nel programma di Nunzia Di Girolamo», subito dopo la partita dell’Italia contro l’Inghilterra, sono ignoti agli inquirenti della Procura di Torino: grazie all’esame del contenuto di smartphone e tablet di Fagioli, Zaniolo e Tonali e alla collaborazione di alcuni indagati finora ascoltati, almeno una parte della lista sarebbe nota. Il punto è che ogni nome dato in pasto al pubblico obbliga gli inquirenti ad agire alla luce del sole, e il sospetto è che la faccenda non riguardi solo calciatori ma anche procuratori, dirigenti di club professionistici e personaggi loschi che ruotano attorno al mondo del calcio. Paradossalmente, dal punto di vista giudiziario, i giocatori sono i pesci piccoli di un potenziale sistema clandestino organizzato molto più grande. L’obiettivo è capire se questo sistema esiste, quanto è grande e chi è coinvolto, anche grazie all’eventuale collaborazione dei calciatori. 

 

 

 

 

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