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Milan, rissa Calabria-Pioli: "Resti pure a casa", "non ti permettere"

Claudio Savelli
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Il Milan, questo Milan, ha già imparato a vincere. Ora dovrebbe imparare a perdere. La sconfitta in casa del Psg è nelle cose, non è obbligatorio ribellarsi ad essa. Lo hanno fatto sia Calabria sia Pioli, il capitano e l’allenatore, le due figure più importanti dello spogliatoio: l’uno ha puntato il dito contro i compagni («Chi non ci crede può stare a casa»), l’altro ha risposto che non si deve permettere («Calabria ha sbagliato, nessuno a Milanello lavora con poca attenzione»). Mancava un pezzo della frase del difensore, «Noi ci crediamo», che non è stato riportato al mister. Il problema non sono le dichiarazioni a caldo ma che a parlare sia chi è caldo nello spirito, arrabbiato, infastidito.

Per evitare fraintendimenti è fondamentale che ai microfoni si presenti chi è in grado di essere lucido subito dopo il triplice fischio, anche se non è il capitano. Calabria non è stato lucido anche perché, seppur in buona fede, ha aggiunto una frase che invade il perimetro di lavoro del suo allenatore. «La squadra era sbilanciata in avanti e abbiamo accettato l’uno contro uno contro grandi giocatori», ha dichiarato.

 

Era un tentativo di analisi in buona fede ma è uscito male ed è stato riportato peggio al tecnico che, in questi casi, può temere per la sua leadership e chiudersi a riccio in difesa di se stesso. Insomma, alcune sconfitte hanno bisogno di essere analizzate a mente fredda, i calciatori devono accorgersene subito e sospendere i giudizi.

La volontà dei rossoneri di affrontare i ko è apprezzabile, ma in certi casi (come quello di Parigi) è troppo sanguigna e porta a pensare che il Milan pecchi di presunzione. Lo fa sia nello stile di gioco sia nelle parole e atteggiamento dei suoi leader. In campo va sempre all’arrembaggio perché Pioli non sembra disposto a rinunciare alla sua idea nemmeno nei momenti di difficoltà. Fuori dal campo, chi cerca di fare autocritica viene accusato di essere eccessivamente critico, e alla fine la polemica si prende lo spazio dell’analisi. Tra capitano e allenatore c’è stato un chiarimento, ma le frasi restano e ce n’è una di Pioli che dice molto: «Una squadra come la nostra non può perdere 3-0». Invece tutte le squadre del mondo possono perdere 3-0, anche le più forti. È questa presa di coscienza che manca al Milan. Il primo passo per allontanarsi dall’ultimo posto nel girone di Champions è rendersi conto dei motivi per cui si è ultimi. 

 

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