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Roberto Baggio, il suo dramma: "Mamma, ammazzami"

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Una intervista intima e dolorosa, quella di Roberto Baggio al Corriere della Sera. Al centro di tutto c'è ovviamente il calcio, ma soprattutto i momenti bui e le grandi delusioni pur in una carriera, come quella del Codino, ricca di successi e soprattutto di amore sconfinato da parte dei tifosi italiani e mondiali, senza distinzione di colore.

"La partita che vorrei rigiocare? La finale dei Mondiali del 1994 a Pasadena, Italia-Brasile - ammette Baggio, oggi 56 anni -. Non la posso dimenticare. Quella sì vorrei rigiocarla. Siamo arrivati un po' cotti, avevamo fatto i supplementari con la Nigeria e mezz'ora in più, a quelle temperature, ti stronca. Se fossimo stati più lucidi forse sarebbe stata un'altra partita. Un errore che non rifarei nella mia vita? Il rigore di Pasadena. Non riesco a liberarmene". Quelle immagini, con il pallone che vola alto sopra la traversa, il portiere brasiliano Taffarel che esulta e lui, Roby, con lo sguardo chino sul dischetto, hanno fatto il giro del mondo.

 

 

 

"Mi volevo sotterrare. Non si possono cancellare cose così. Quella partita, proprio Italia-Brasile, l'avevo sognata e immaginata tante volte quando ero bambino. Avevo tre anni ma la sconfitta del 1970 non riuscivo a dimenticarla. Volevo vendicare Riva e gli altri. Era il mio sogno, davvero. E quando è finita così mi è crollato il mondo addosso".

L'ex campione veneto di Fiorentina, Juventus, Milan, Bologna, Inter e Brescia, classe 1967, non è mai andato molto d'accordo con gli allenatori: "Sono sempre stato scomodo. Se segnavamo dicevano che aveva vinto la squadra di Baggio, di Zola, di Mancini e gli allenatori soffrivano. Se oscuri gli altri, se entri in conflitto con gli ego, diventa tutto più difficile...". 

 

 



Il momento più brutto della sua carriera, però, è stato il devastante infortunio subito nel 1985 con il Vicenza, da ragazzino. Restò fermo 2 anni ma soprattutto rischiò di cadere in depressione: "Era come se mi fosse scoppiato un ginocchio. Un dolore impensabile, mi ha segnato per la vita e non mi ha mai lasciato. Quando mi sono svegliato dall'anestesia e ho visto come era ridotta la gamba mi sono sentito svenire". Muscolo vasto mediale tolto, gamba più sottile del braccio, buco nella tibia, 220 punti di sutura con graffette di ferro, niente antinfiammatori. "Piangevo tutto il giorno, non mangiavo, ho perso 12 chili. Quando mi svegliai e vidi la mia gamba in quello stato dissi a mia madre che se mi voleva bene doveva ammazzarmi". 

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