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Simonelli, Furlani, Dosso? Chi li usa contro il generale Vannacci non ha capito le sue idee

Leonardo Iannacci
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Leggendo alcuni quotidiani di ieri, abbiamo scoperto che dietro alle medaglie vinte da tre ragazzi italiani ai recenti mondiali indoor di Glasgow, c’è un manifesto politico. Dovevamo aspettarcelo. I tre in questione sono Mattia Furlani argento nel lungo (8,22 la misura), Lorenzo Simonelli secondo nei 60 metri ostacoli (7”43 il tempo) e Zaynab Dosso terza nei 60 metri piani (7”05).

Tre campioncini che i grandi manifestanti dell’integrazione a tutti i costi, imbevuti di ideologia sino al midollo, hanno definito icone di un Italia «che corre nel futuro», aggiungendo che i tre in questione sono «talenti e campioni che spostano il paese» oltre che simboli «dell’Italia di oggi». Quindi abbiamo scoperto che non sono soltanto ragazzi meritevoli di imprese sportive beneauguranti in vista delle prossime Olimpiadi. Secondo i soloni dell'ideologia a tutti i costi, Mattia, Lorenzo e Zayneb devono essere visti soprattutto come icone che facciano aprire gli occhi a coloro che si ostinano a parlare di «non completa italianità»se una pelle non è bianca o un nome tradisce origini africane.

 

 

 

IMPRESE E IDEOLOGIE

Non bastasse, ci si è messo Fiorello a commento della foto che ritrae Furlani, Simonelli e Dosso, forse per il gusto del paradosso tanto caro allo showman catanese. A Viva Rai2! ha detto: «Bravi ragazzi, siete fortissimi. Vannacci quando ha visto questa foto ha detto “allora ce l'avete proprio con me!”». Una battuta delle sue, ironica per bacchettare il generale che, secondo una sinistra poco propensa ad analizzare meglio il ragionamento che Vannacci fa nel suo best seller Il mondo al contrario, ha preso al volo le tre medaglia nell’atletica per rilanciare la litania del «dagli al razzista».

Si tranquillizzi chi ha rivestito di ideologia le belle impresa dei giovani azzurri: Mattia Furlani, Lorenzo Simonelli e Zayneb Dosso hanno storie diverse fra loro ma sono italianissimi e perfettamente integrati. Il primo è figlio di Marcello Furlani, altista da 2,27 metri, e della velocista senegalese Khaty Seck.

 

 

 

Lorenzo Ndele Simonelli, 19 anni, è nato in Tanzania, a Dodoma, da padre italiano e mamma tanzaniana. Si è trasferito a Roma all’età di 5 anni e lì ha iniziato a fare sport diventando uno degli ostacolisti candidati a ben figurare ai prossimi Giochi parigini. Infine la bella Zaynab Dosso, velocista nata 25 anni fa a Man, in Costa d’Avorio. A dieci anni si è trasferita a Rubiera, in provincia di Reggio Emilia, laddove i genitori erano arrivati anni prima per cercare lavoro e vivere meglio che a Man.

I tre, quindi, sono simboli di una integrazione assolutamente riuscita, in linea con quelle che sono le regole del bel vivere civile. Nel suo libro Vannacci parla di «integrazione che abbia un senso», la stessa di Mattia, Lorenzo e Zayneb. Epperò in un mondo sportivo italiano che ha goduto, in passato, di campioni del calibro di Carlton Myers nel basket, Andrew Howe nell’atletica e della stessa Paola Egonu nella pallavolo, c'è ancora qualcuno che tira fuori la palla del razzismo quando tre ragazzi italianissimi e con un po' di Dna africano nelle vene, vincono. Ci viene un sospetto: non è che a continuare a sbandierare lo spauracchio del “razzismo” si diventi razzisti al contrario?

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