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Mbappe contro Marine Le Pen: "Votiamo contro gli estremisti"

Renato Bazzini
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La Francia di riserva potrebbe vincere l’Europeo. Così come quella lasciata a casa. Lo dicono tutti e in effetti è vero. Macron lo sa, infatti non manca occasione per mostrarsi al fianco della Nazionale, sperando di salire sul carro e lavare i panni sporchi della politica come accadde con i Mondiali 2018 in Russia, quando si dicevano le stesse cose: la Francia è così forte che potrebbe trionfare pure con gli scarti.

Si diceva anche nel 2020, che poi divenne 2021, per gli Europei itineranti poi vinti dall’Italia, ma allora la squadra di Deschamps implose agli ottavi di finale sotto i colpi di una Svizzera più solida e convinta ai calci di rigore, là dove si vede chi è convinto e chi superficiale. Il fallimento fu derubricato dalla Federazione dopo qualche mese di riflessione, vista anche la forte candidatura a ct di Zidane, ma poi si andò avanti con Deschamps e ai Mondiali in Qatar arrivò la finale quasi in scioltezza, per inerzia, poi persa in modo incredibile contro l’Argentina di Messi.

Ormai il ct transalpino è abituato alle pressioni. Allena la Francia da 12 anni e non si vede sulla panchina di un’altra Nazionale, come a dire che quando lo licenzieranno da commissario tecnico farà il dirigente federale (difficile tornare nel giro dei club dopo un tempo così lungo da ct).

Anche perché è un uomo di Macron, da sempre influente nelle decisioni della Federazione circa la guida tecnica, che non è solo tecnica. Si dà per scontato che la Francia passi il turno in scioltezza, allora si mescola il calcio con la situazione del Paese.

 

EXTRACALCIO

Come da tradizione, infatti, la politica si infiltra nel ritiro francese. I media non risparmiano mai qualche domanda extracalcio, come se volessero mettere pepe sopra una Nazionale altrimenti noiosa, visto quanto è forte. Così, dopo gli inviti a votare più generici di Giroud, Pavard e Dembelé, è arrivata (sabato) la risposta più esposta di Marcus Thuram. L’attaccante dell’Inter ha definito la situazione politica francese «triste e molto grave» e ha esortato a «battersi affinché il Rassemblement National (il principale partito di estrema destra francese, ndr) non passi».

Gli ha fatto eco ieri Mbappé, il giocatore più rilevante del torneo che non manca di esporsi, ma stavolta lo fa nettamente: «Invito i francesi a votare contro gli estremisti contro coloro che dividono. Voglio rappresentare un Paese che corrisponda ai miei valori, che condivido con Thuram. Abbiamo l’opportunità di scegliere il futuro della Francia e non dobbiamo nasconderci».

Così i favoriti si avvicinano all’esordio parlando più di politica che di pallone. Di solito è la premessa di uno scivolone anche perché di là (stasera alle 21, diretta Sky Sport e Rai) c’è l’Austria, più o meno la stessa che fece penare l’Italia ad Euro 2020, arrivando a un passo dal buttare fuori gli azzurri agli ottavi di finale.

Stavolta però in panchina a guidare Arnautovic e compagni c’è l’ex guru Red Bull, Ralf Rangnick, che tre anni fa fu ad un passo dal Milan e ad aprile ha rifiutato la proposta del Bayern Monaco che gli offriva la panchina e il compito di ristrutturare il club.
Ci vuole coraggio per rifiutare un incarico del genere, ma Rangnick ha preso l’Austria e questo Europeo come una missione.
Anche lui ama discutere di politica: in una recente intervista al Der Standard ha detto di «vedere i danni dell’ascesa dell’estrema destra al potere». Ma preferisce pensare al calcio e fare un dispetto alla Francia distratta dalla politica 

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