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Euro 2024, Cesare Prandelli: "Della Svizzera temo la velocità"

Leonardo Iannacci
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Ogni volta che incontriamo quel gran signore di Cesare Prandelli, mette su il solito disco: «No, la nostalgia canaglia per la panchina non mi prende mai. Se un giorno mi sarà chiesto qualche consiglio da un giovane allenatore rimarrò sempre un passo indietro ma risponderò presente. Perché il calcio lo amo». A tal punto che non si perde una partita dell’Europeo che, da ct, sfiorò nel 2012 (ko solo in finale contro la super Spagna Xavi e Iniesta).

Prandelli, il suo cuore in questi giorni si è colorato nuovamente di azzurro?
«Come quello di uno sbracato tifoso. Mi sono ritrovato a urlare davanti alla tv al gol di Zaccagni».

 

 

Un Prandelli ultrà?
«Assolutamente sì. Mi sto divertendo come non mai. Magari tiro fuori il tricolore per domani, finalmente libero di tifare per a nazionale, da tutti mal sopportata durante l’anno e amata solo agli Europei e ai Mondiali».

Un gol a 8” dalla fine può cambiare la vita e i destini di una spedizione?
«Sì, in tutti i sensi. Quel momento di meravigliosa follia ha fatto svoltare l’Europeo dell’Italia. Ho questa sensazione».

Inizia un altra storia per gli azzurri?
«Sono certo che quella magia darà ai ragazzi adrenalina in vista dell’ottavo contro la Svizzera».

Come aver messo due dita nella presa di corrente?
«Calafiori che avanza e Zaccagni che segna in quel modo è stata una liberazione dai fantasmi della Spagna e dai 97 minuti e 53 secondi contro la Croazia».

Calafiori mancherà domani contro la Svizzera: pessima notizia vero?
«Sì. Per quello che sta facendo Cala, sì».

Che avversario sarà la Svizzera?
«È una squadra priva di talenti ma equilibrata. Non va mai in ansia e segna con azioni di rimessa. Non avendo qualità nel palleggio e, quindi, nel possesso palla, costruisce in velocità. Stiamo attenti alle ripartenze».

Abbiamo visto molte Italie: con difesa a 4, difesa a 3, con 1 punta, prima Scamacca e poi Retegui.
«Non è più un calcio da schemi o uomini fissi. Se si difende a tre non significa che quei tre stanno impalati davanti a Donnarumma. Guardi Calafiori che sta combinando quando avanza».

Spalletti continuerà con la difesa a 3?
«Luciano, che conosco e stimo, non è legato a quello. L’idea attuale di calcio è quella di essere offensivi con tanti giocatori, negli ultimi minuti contro i croati attaccano in 7».

Vedremo un’Italia “alta”?
«Sì, l’obiettivo penso sia quello. Ma anche con lo stesso coraggio evidenziato nel finale che ha portato al gol di Zaccagni».

Dominare le fasce sarà un passepartout per la vittoria? Lì siamo fragilini: Di Lorenzo e Di Marco soffrono.
«Il segreto sarà quello di trovare più ampiezza possibile nel campo per favorire i centrocampisti e in particolare Barella o Frattesi per le incursioni».

Jorginho è l’uomo più discusso al centro, però.
«Se Luciano insiste su di lui avrà i suoi ottimi motivi».

Mistero Chiesa?
«Per me deve giocare sulla fascia ma non coprirla tutta. Non deve fare il terzino ma esser pungente negli ultimi 40 metri con i suoi strappi».

Ci fa un check-up di questo Europeo?
«Ormai si gioca un calcio globale e le nazionali hanno perso le rispettive identità tattiche. Sono cresciuto con la Germania che faceva un calcio fisico e razionale, la Francia elegante ma non concreto, l’Inghilterra infarcito di lunghi lanci, la Spagna con tanti passaggi senza arrivare mai al gol. Oggi giocano tutti alla stessa maniera».

Ci sarà una squadra che l’ha colpita maggiormente?
«L’Austria, gioca come un club, sono organizzati, mai in bambola. Sembra abbiamo preparato per mesi l’Europeo».

Chi l’ha stupita di più?
«Donnarumma, ma è una conferma».

La delusione?
«Mbappè e la sua Francia».

Nel 2012: la sua Italia arrivò nel girone dietro la Spagna e davanti alla Croazia, come questa di Spalletti. Poi raggiunse la finale.
«Speriamo di arrivarci e di vincerla, stavolta».

Ma veramente ha tutte queste sensazioni positive?
«La lascio con questa mia idea: dopo la meravigliosa follia di Calafiori e Zaccagni i ragazzi devono pensare ora che possono farcela».

A vincere l’Europeo?
«Esatto».

 

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