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Frattesi e Tonali, retroscena azzurro: cosa c'è dietro la riscossa contro la Francia

Claudio Savelli
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Detto, fatto. Tutti ai posti di combattimento e l’Italia si è riscoperta battagliera. Brutta da affrontare se sei una Francia che crede di poter vincere per diritto acquisito, e bella da vedere. L’avranno ammesso gli oltre cinque milioni di ct collegati per la prima sfida post-Europeo, molti dei quali con un secondo schermo acceso su Jannik Sinner, indicato da Luciano Spalletti come modello per lo spirito, l’impegno e la capacità di smentire le malelingue.

Ne ha dovute smentire diverse l’Italia e in particolare Sandro Tonali, simbolo dell’improvvisa, ma non improvvisata, rinascita azzurra. Non appena è tornato disponibile dalla squalifica per le scommesse, Spalletti lo ha convocato, come ha fatto con Fagioli, ma a differenza di quest’ultimo lo ha schierato subito titolare. Un segnale forte, completo, chiaro, non una bozza lasciata a metà. Una decisione netta da parte del ct e non l’unica, finalmente. Tonali non giocava in Nazionale da un anno esatto: settembre scorso contro la Macedonia nel girone di qualificazione agli Europei. Era l’esordio di Spalletti sulla panchina della Nazionale e c’era da vincere per evitare drammatiche complicazioni.

Quando la posta è alta, il ct si affida a Tonali, che a questo giro non era certamente al top, dopo un anno di soli allenamenti separato dalla squadra e un paio di sgambate in Premier con il Newcastle (che lo ha protetto e atteso quanto la Federazione italiana), mala sua voglia di rivincita era da sfruttare a pieno. Spalletti lo ha messo nelle condizioni di rendere: mezzala sinistra nel 3-5-1-1, con un superbo Ricci ad affiancarlo e un dinamico Frattesi ad evitargli un lavoro sfiancante in mediana.

 

ENERGIA PURISSIMA
Frattesi, l'altro che smentisce teorie sul fatto che sia buono solo negli ultimi minuti, come arma da usare in corsa. Anche lui ha giocato poco ultimamente, ma non è un difetto perché è come se quel poco caricasse Frattesi di un'energia purissima che si sprigiona ogni volta che scende in campo, sia essa con l’Inter nei finali di gara o nell’Italia, dove tende a parte titolare. Con la Francia ha suonato la carica (traversa pochi minuti dopo lo svantaggio), ha spinto la rimonta (gol del 2-1) e ha obbligato di riflesso chi lo ha sostituito, Udogie, a essere alla sua altezza.

Tonali e Frattesi sono due buoni esempi della metamorfosi di Spalletti: posizioni abituali, nessuna forzatura, pochi ma precisi compiti coerenti con le caratteristiche. Il 3-5-1-1 che in fase di sviluppo porta Frattesi ad alzarsi e Tonali a presidiare la mediana in un 3-4-2-1 funziona - ed è l’unica disposizione possibile per questa Italia.

Il ct è cambiato anche a gara in corso. Dopo una ventina di minuti ha chiesto a Calafiori, terzo centrale di sinistra, di muoversi verso il centro, in mediana, per aiutare Ricci e non solo: per aprire lo spazio in cui Bastoni può fare il Bastoni. E poi non al 70’ ma già nell’intervallo ha rimpiazzato Pellegrini con Raspadori in modo da evitare il totale isolamento di Retegui, abilissimo ad attaccare in avanti, meno ad allacciare il gioco. Insomma, non si è perso nell’overthinking, l’eccesso di pensiero, come in Germania, ma ha visto e provveduto. Da filosofo a decisionista, da allenatore a ct, certo senza dimenticare la vocazione didattica. Così Spalletti si redime e così la sua Italia finalmente nasce.

Ora viene il difficile. Ora serve la conferma nella seconda gara di Nations League contro un avversario sulla carta più morbido e quindi passibile di sottovalutazione come Israele (domani sera alle 20.45, diretta Rai Uno) e con un hangover di emozioni addosso che potrebbe illudere. Il peggio è alle spalle ma bisogna allontanarsi, altrimenti si rischia di tornarci dentro al primo inciampo.

 

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