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Jelena Dokic, l'orrore subito dal padre: "Non c'era un centimetro senza lividi"

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Jelena Dokic torna ad aprirsi e a raccontare il suo doloroso passato. Dolore, psicologico e fisico, legato a doppio filo alla sua storia familiare. La tennista infatti fa riemerge l'incubo della sua vita, la violenza, che ha sempre avuto un ruolo preponderante nella sua esistenza. La tennista croata naturalizzata australiana ha subito per anni abusi fisici e psicologici da parte del padre, Damir Dokic, il suo allenatore, il quale però ha finito col rendere la sua carriera un inferno. Tutte queste sofferenze, questo dramma, spinse Jelena, qualche anno fa, a un passo dal suicidio: "Sono quasi saltata dal balcone del mio 26esimopiano", ha rivelato, un chiaro segno che, nonostante l'assenza attuale del padre nella sua vita, le cicatrici emotive rimangono profondamente radicate.

Già nel 2017, Jelena, che oggi ha 41enne, si era sbottonata sugli orrori subiti pubblicando la sua autobiografia Unbreakable. Ora ritorna su quel dramma e lo fa in un documentario presto in uscita. Nel trailer appena diffuso, l'ex numero 4 del mondo, toccata dall'emozione, rievoca i terribili abusi subiti durante i suoi sedici anni di carriera, evidenziando un fenomeno purtroppo diffuso nello sport: genitori-allenatori che, nella loro ossessione per il successo, esercitano un controllo tossico e violento sui propri figli.

 

Uno dei ricordi più traumatici che Jelena rievoca nel documentario risale a quando aveva solo 16 anni. Il 22 giugno 1999, era in corso il torneo di Wimbledon, la tennista riuscì a battere in due set la numero uno al mondo, Martina Hingis, dopo essere passata dalle qualificazioni. Un successo, inatteso e clamoroso, che la rese famosa a livello globale: era la giocatrice con il ranking più basso di sempre (129) ad aver sconfitto una testa di serie numero uno in un torneo del Grande Slam nell'era Open. In ogni caso, dietro al trionfo si nascondeva il dramma: il terrore della violenza.

"Sapevo che se avessi perso, le conseguenze sarebbero state catastrofiche. Sapevo cosa mi sarebbe successo. Non c'era un centimetro della mia pelle che non fosse coperto di lividi", ha confessato Jelena nel trailer. Abusi terrificanti, quelli subiti dal padre. Tutto tranne che episodi isolati: Jelena ha raccontato nel suo libro di come, dopo una sconfitta al torneo di Montreal, il padre l'avesse brutalmente pestata. "Mio padre mi ha colpito con un pugno. Poi mi ha costretto a stare dritta e mi ha dato un calcio negli stinchi con le sue scarpe eleganti a punta. Quando ho pianto dal dolore, mi ha fatto rimettere in posizione e ha ricominciato". 

 

In un'intervista al podcast australiano Headgame, la Dokic ha ricordato che i maltrattamenti erano iniziati quando era ancora una bambina, ben prima che diventasse una tennista professionista: "Le cose sono peggiorate, soprattutto dietro le quinte. Quando ho perso la semifinale di Wimbledon contro Lindsay Davenport nel 2000, piangevo parlando al telefono con mio padre, e lui mi insultava. Mi diceva che ero una vergogna e un'umiliazione per la nostra famiglia". Quel giorno, il padre la cacciò dall'hotel dove alloggiavano, costringendola a passare la notte nello spogliatoio dei giocatori, dove fu trovata il giorno seguente dal personale delle pulizie. Una realtà drammatica, devastante, violenta, degradata. E che ha lasciato un profondo segno in Jelena.

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