Luciano Spalletti, l'Italia senza difesa? Deve pregare Gigio Donnarumma

di Renato Bazzinigiovedì 5 giugno 2025
Luciano Spalletti, l'Italia senza difesa? Deve pregare Gigio Donnarumma
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Se la fortuna aiuta gli audaci, la sfortuna si accanisce su chi la provoca. È il caso dell’Italia nel ruolo di centrale di difesa. Era il più delicato in vista della sfida in Norvegia di domani sera, la prima per noi nel girone di qualificazione ai prossimi Mondiali, ed è stato anche quello gestito peggio. Per questo la sfortuna si accanisce. Viene convocato Buongiorno nonostante abbia giocato 69’ negli ultimi due mesi e dopo un allenamento ci si accorge che non è in grado di scendere in campo. Viene convocato Gatti nella speranza che lo sia nonostante abbia disputato 8 minuti nei suddetti due mesi.

Viene convocato Acerbi dopo essere stato escluso a parole e nei fatti perché ormai troppo vecchio, e questi rifiuta la chiamata l’indomani della finale di Champions con conseguente polemica nei confronti del ct. Il manuale dello sportivo suggerisce che la Nazionale non si rifiuta mai, ma questo “no” ad Acerbi è stato tirato fuori con la forza, ondeggiando sulla presa in giro. E poi succede che Gabbia, il candidato a giocare in quel ruolo nonostante non abbia ancora esordito in Nazionale, si fa male negli ultimi minuti del primo allenamento a ranghi completi. Sfortuna o promemoria a gestire meglio queste situazioni?

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Se è un promemoria, il ct l’ha ignorato. Tutta Italia fa notare che c’è Mancini della Roma ad aver coperto quel ruolo con ottimi risultati e Spalletti lo cita pure nella conferenza, assieme a Cristante e Mandragora, tra quelli che «con dispiacere non ha potuto convocare». Eppure chi chiama il ct per rimpiazzare Gabbia? Rugani. Uno che non vestiva l’azzurro da sette anni e che questa stagione ha fatto la riserva nell’Ajax, partendo titolare solo 15 volte. Non solo: uno che, con tutto il bene che gli si può volere, non ha giocato in una difesa a tre che è il caposaldo del ct in questo corso post -Europeo. Insomma, servono marcatori, specialisti del modulo, pragmatismo e magari la rinuncia a qualche simpatia o convinzione di fondo.

Nel momento in cui si entra nell’emergenza bisogna badare al sodo e chiamare il migliore a disposizione, anche se ci sono state frizioni in passato (perché con Acerbi sono state messe da parte e con Mancini no?) o si trova dall’altra parte del mondo per le vacanze (Rugani è stato scelto anche perché, rientrato dal prestito, era a Torino ad allenarsi con la Juventus per il Mondiale per Club). La speranza principale è che Gatti recuperi. Siamo arrivati a questo per la partita più importante del biennio. La più importante, già. È stato detto da Spalletti, Di Lorenzo e Donnarumma («Ci avrebbe fatto comodo avere Acerbi, ma ognuno è responsabile delle proprie azioni.

Chi viene deve dare tutto e sa che indossare la maglia azzurra è un orgoglio incredibile», ha detto ieri il portierone azzurro), ma in pochi se ne sono accorti. E i fatti non sembrano in linea con queste dichiarazioni. È una gara da portare a casa in qualsiasi modo, se non una vittoria quantomeno un pareggio, altrimenti vivremo un biennio drammatico a inseguire un Mondiale che si farà miraggio per poi ritrovarci, salvo miracoli, ai dannatissimi playoff che ne promuovono soltanto quattro. I problemi iniziano in difesa ma non finiscono lì. Cambiaso e Dimarco, altri due su cui è stato fondato il modulo, non sono certo nel miglior momento di forma. E pensare tre interisti titolari, se non quattro, è un azzardo: saranno lucidi dopo quanto successo in finale di Champions e con Inzaghi? Pare che ci sia stato un conclave e una promessa di massimo impegno, ma sono le stesse cose che si dicevano all’Europeo e prima ancora con Mancini e Ventura.

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