Il Foro Italico piange, la camera ardente allestita per Nicola Pietrangeli è un fiume di gente triste. Oggi ci saranno i funerali che daranno l’addio definitivo alla leggenda del tennis italiano nell’era pre-moderna. Repubblica ha intervistato il figlio, Filippo Pietrangeli, prima dell'ultima “partita” del padre, sul campo che porta il suo nome. Il primo ricordo, inevitabile, va alla Davis del '76, vinta da capitano non giocatore, un trionfo che Pietrangeli porterà fisicamente con sé in eterno: “Per mio padre un ricordo centrale, per le circostanze di quel viaggio incredibile in Cile, per l'aura mitica che la Davis aveva allora. Nella bara indosserà la cravatta della Coppa Davis”. Decisa anche la frase sulla lapide, nel cimitero romano di Prima Porta dove verrà seppellito: “Pietrangeli, c'è scritto. Essenziale, come una volée, o come un ace. La camera ardente sul ‘Nicola Pietrangeli’, al Foro Italico: quello era il suo desiderio. Aveva vissuto quell'intitolazione come un enorme onore. Enorme, perché raro, unico. A quanti sportivi ancora in vita era stato intitolato uno stadio, un palazzetto? A quanti nel mondo era accaduto prima?”.
Anche per un uomo di mondo come lui, l’età e l’ultimo anno, durissimo, pieno di lutti ha avuto un carico troppo pesante: “Ha avuto una vita incredibile. E una morte dolorosa. Mi piacerebbe dire il contrario, ma non se n'è andato serenamente. Anche se con noi ha sempre cercato di essere positivo, di non farci pesare i suoi dolori. Ho il rammarico di non averlo assistito negli ultimissimi istanti della sua vita. Ma so che ha avuto classe anche nella morte. Aveva una classe infinita. Ha perso mia madre, Susanna Artero, e un figlio nell'arco di 14 mesi. E se la scomparsa di mia madre era nell'ordine naturale delle cose, per la sua età, quella di mio fratello Giorgio, morto di cancro a 59 anni, ha sovvertito le sue certezze. Gli era sempre parso innaturale che un figlio potesse morire prima di un genitore”.
Morte Pietrangeli, fango su Jannik Sinner? I rosiconi prendono una cantonata
Un'altra polemica basata sul nulla. Sui social molti hanno fatto notare come Jannik Sinner non abbia condiviso pubbl...Non risparmiava invettive, frecciate: “Se sentiva necessario fare una critica o dare un giudizio, anche scomodo, non si tirava indietro. Tanti suoi colleghi non hanno digerito la franchezza di quello che lui diceva. Era sempre limpido, trasparente, corretto”. Sul “rosicamento” per Sinner Filippo smentisce: “Non era assolutamente invidioso. Affermava una sua verità, cioè ‘Io ho vinto questo, questo e quest'altro. Quando Jannik vincerà questo, questo, questo e quest'altro, lui sarà il numero uno e io sarò il numero due’. Ma non voleva assolutamente che fosse una gara tra loro. Ha stimato Jannik, gli ha detto quello che gli doveva dire nel momento in cui per lui è stato opportuno dirglielo. E non si è mai nascosto”. Sinner, però, non si è ancora fatto sentire: “Se ha scritto un telegramma, non è ancora arrivato. Mi hanno chiamato in tantissimi, potrei aver perso la telefonata, non ho il suo numero”. Al contrario di altri: “Mi ha fatto piacere il messaggio di Nadal. E quello del presidente Mattarella. Giorgia Meloni ha usato belle parole”. Nessun dubbio sul titolo da giocatore più coccolato: “Il successo su Laver nella finale degli Internazionali d'Italia, giocati a Torino, nel 1961. Ha messo tutti i suoi trofei in salone. Sono tanti”.




