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Migranti, la Metsola si schiera con la Meloni: "Ong? Cosa fare subito"

Sandro Iacometti
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Sarà il primo incontro nel giro di visite organizzato in Europa (giovedì prossimo) da Giorgia Meloni. E probabilmente non è un caso. Non solo perché è una giovane donna "presidente", come lei, o perché dietro la sua elezione a capo dell'Europarlamento, a differenza di Ursula von der Leyen, ci sono anche i voti di Fdi e Lega. Ma perché Roberta Metsola potrebbe essere il miglior alleato del premier italiano nel tentativo di imporre una nuova idea di europeismo, basato non più sulla difesa dei Paesi di serie A e dei salotti buoni di Bruxelles, ma degli interessi nazionali degli stati membri. L'affinità tra le due era già emersa nelle scorse settimane, quando l'europarlamentare maltese, grande conoscitrice dell'Italia e dell'italiano, è stata una delle prime a difendere la Meloni dagli scomposti attacchi arrivati da alcune cancellerie e istituzioni Ue.

 

 

 

E ieri la Metsola, intervistata a "Mezz' ora in più", ha confermato la sintonia, già da tempo finita nel mirino della sinistra e dei media di area, col dito puntato su un presunto asse europeo dell'ultradestra. «Rappresento tutti i deputati del Parlamento Ue, noi aspettiamo il verdetto del popolo e poi cominciamo a parlare con leader dei governi e i ministri», ha spiegato, «per me è importante vedere le loro dichiarazioni quando sono eletti e le cose che ho visto finora sono incoraggianti». Ed incoraggiante, secondo la Metsola, è anche la decisione di andare subito a presentarsi in Europa: «È una buona scelta che la prima visita internazionale del nuovo presidente del Consiglio sia a Bruxelles per incontrare i vertici delle istituzioni». Spero, ha proseguito «che l'Italia continuerà ad essere al centro dell'Europa non solo come Paese fondatore, ma anche come Paese pro-europeista e filo-atlantico». Entrando più nello specifico, per il presidente dell'Europarlamento la nomina della prima donna alla guida del governo in Italia, significa che «sta succedendo qualcosa che era impossibile accadesse anni fa». «Forse queste elezioni danno il segno che la politica è qualcosa che puoi fare senza essere oggetto di intimidazioni, senza essere criticata», ha aggiunto Mestola, della Meloni come di un «simbolo» del fatto che «abbiamo più donne in posizioni di leadership. È una bellissima cosa. Ed è un messaggio per tutti, non solo nell'Ue».

 

 

 

L'ASSE SUL MEDITERRANEO

Ma è sui contenuti, e in particolare sulla gestione dei migranti, che si salda la convergenza politica con il premier italiano. «Io non voglio che si giri la faccia dall'altra parte», ha detto, annunciando che parlerà con la Meloni anche dei flussi, «Nel 2023 commemoriamo la tragedia di Lampedusa del 2013 (quando premier era Enrico Letta e non c'erano blocchi dei porti, ndr). Inizierò fin da ora a fare appelli affinché non si torni a quella situazione quando l'Ue non ha dimostrato solidarietà». E quando la Metsola parla di solidarietà intende certamente quella nei confronti dei disperati che scappano dalla fame e dalle dittature, ma anche quella tra Paesi Ue, che devono affrontare il problema senza lasciare la patata bollente in mano agli stati di frontiera. «Sull'immigrazione», cosi come sull'energia e sulle materie prime, verrebbe da dire, la numero unod el Parlamento Ue continua a ripetere che «servono soluzioni europee». E gli strumenti non mancano. «Noi all'Eurocamera», ha detto, «abbiamo un pacchetto di leggi sul quale abbiamo la responsabilità di trovare un accordo prima delle elezioni europee del 2024. È vero che il Sud dell'Europa è sproporzionatamente influenzato dai flussi irregolari«. Da un lato «non dobbiamo dimenticare il rispetto del diritto internazionale» e dall'altro «non dobbiamo dimenticare di avere una politica che è dura con i trafficanti delle persone vulnerabili».

Soffermandosi poi sulla direttiva Piantedosi sulle Ong, Metsola ha osservato che «una delle proposte di legge sul tavolo verte proprio sul cosa fare con i salvataggi in mare». Dobbiamo parlare con la Guardia di finanza e la Guardia costiera italiana, ha detto, «ma anche con i Paesi da dove partono queste persone vulnerabili con i quali dobbiamo trovare l'accordo». Insomma, inizia a prendere forma quell'ipotesi di "blocco navale" che in Italia non si può chiamare col suo nome, ma che ruota evidentemente intorno ad un'intesa dell'Europa con gli Stati del Nord Africa da cui partono i flussi. Ma questo è solo uno dei tanti dossier che la Meloni affronterà nella trasferta di Bruxelles. Dopo il vertice con la Metsola seguiranno i bilaterali con la presidente della Commissione Ursula von der Leyen e con il presidente del Consiglio Ue, Charles Michel. All'ordine del giorno, inutile dirlo, crisi energetica, attuazione ed eventuale aggiornamento del Pnrr, sostegno all'Ucraina. 

 

 

 

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