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Migranti, Molteni contro il Pd: "Vogliono le banlieue francesi qui da noi"

Alessandro Gonzato
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«La sinistra è in uno stato confusionale assoluto».

Onorevole, a cosa si riferisce nello specifico?
«È contro gli accordi con la Tunisia e la Libia, ma gli accordi li aveva fatti anche Minniti, che è stato un bravo ministro dell’Interno; idem per gli accordi con la guardia costiera di Tripoli; ed è la stessa cosa per i centri per i rimpatri, i cosiddetti “cpr”: noi lavoriamo per realizzarne uno per regione, per espellere i migranti irregolari entro 4 settimane, e il Pd grida alla disumanità. Peccato che anche Minniti fosse favorevole a questi centri».

Nicola Molteni, 47 anni, leghista fin da ragazzo, è sottosegretario all’Interno, per la seconda volta. La prima è stata durante il governo Conte1, quando al Viminale c’era Salvini. «Per l’Italia sul fronte migratorio è stata una stagione incredibile: con due decreti, “immigrazione” e “sicurezza”, siamo riusciti a tenere sotto controllo scafisti e Ong. Salvini ha lasciato il ministero a settembre 2019 con meno di 5mila sbarchi in 9 mesi».

Poi però è scoppiata la bomba in Tunisia.
«Ci sono stati due problemi enormi: il Covid, che ha ammazzato il turismo in Nordafrica impoverendolo enormemente, e la guerra tra Russia e Ucraina, dato che il secondo Paese nordafricano che beneficiava del grano era la Tunisia. Il primo è l’Egitto».

Crede che stavolta l’Unione Europea si impegnerà davvero per contrastare gli sbarchi di massa?
«Se crolla la Tunisia non viene invasa solo l’Italia, ma tutta l’Europa».

Ma l’anno prossimo ci saranno le elezioni europee, non teme che ai governi di sinistra faccia comodo lasciare tutto com’è?
«Ormai quelli socialisti sono sempre meno, e tra i motivi c’è anche la loro pessima gestione dei flussi. Ecco, su questo mi faccia sottolineare una cosa...».

Dica.
«Il vero cambiamento lo avremo se l’anno prossimo, dopo le europee, a Bruxelles ci sarà una maggioranza formata soltanto da partiti di centrodestra, senza marmellate coi socialisti».

In Sicilia si contano mille sbarchi al giorno.
«Un numero insostenibile. Per questo bisogna fare gli accordi coi Paesi di partenza; per questo il governo ha fatto benissimo a firmare sia il “decreto Cutro” che quello sulle Ong; per questo erano giusti i “decreti sicurezza”. La sinistra vorrebbe che seguissimo il modello francese, quello delle banlieu. Ecco: il modello francese dev’essere il modello di ciò che non deve accadere. E chi dice che la legge Bossi-Finiva cambiata secondo me sbaglia, lo dico anche a qualche collega di centrodestra. Sarebbe un segnale di debolezza. È la legge cardine: chi entra nel nostro Paese deve avere un permesso, un lavoro e un reddito».

L’Ue è attentissima alle battaglie “green”, ma fino a qualche mese fa se ne fregava degli sbarchi: è perché con l’ambiente ci si guadagna e coi migranti no?
«Be’, in Italia coi migranti qualcuno ha fatto fortuna, pensi alle cooperative».

La “capitana” delle Ong, Carola Rackete, è candidata con la sinistra tedesca alle elezioni Ue. Si occuperà di ambiente, dice.
«Tutta ideologia. Tutto il contrario delle battaglie della Lega».

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