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Il sindaco Pd che dice basta ai migranti: "Non ce la facciamo più, integrazione impossibile"

Claudia Osmetti
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 Toh, adesso lo dice la sinistra. Quella sul territorio, quella che i problemi della gente li vede giorno per giorno, quella in prima linea: non quella, insomma, dei vertici del Pd. Perché c’è anche sinistra e sinistra e tocca ricordarcelo. A Lizzano in Belvedere, che è un paesino di poco più di 2mila abitanti, nel Bolognese, terra tradizionalmente rossa, il sindaco Sergio Polmonari è un signore che la politica la mastica da sempre. E' dem, nel senso che ha la tessera dei democratici in tasca, è iscritto al partito della segretaria Elly Schlein, però è anche un civico (cosa che, nei piccoli borghi, in genere, non stupisce: va così). E' stato primo cittadino di Lizzano dal 1999 al 2009, poi si è preso una pausa, e adesso guida, da circa quattro anni, di nuovo, il suo Comune. Non è uno, Polmonari, contrario all’immigrazione o all’accoglienza, ci mancherebbe. Ma è uno che, oramai, non ne può più: «Non si può continuare con un’invasione di questa portata», si sfoga, «certo che si tratta di persone in difficoltà e noi siamo sempre pronti ad aiutarli, ma non possiamo mica portare tutto un continente (l’Africa, a scanso di equivoci: ndr) in Italia».

 

 

 

Oibò. Non sembrano esattamente parole fuoriuscite dal Nazzareno (che, infatti, sulla questione, ha tutt’altre posizioni e ritornelli). Le riporta, papali papali, l’edizione locale de Il Resto del Carlino. E sono un fiume (pratico, condivisibile), quello di Polmonari, che si potrebbe replicare in Lombardia, in Veneto, in Lazio, in Piemonte, in Friuli Venezia Giulia: cioè in tutti quei territori dove, storicamente, è il centrodestra che vince la corsa alle elezioni. «A Vidiciatico (che è una frazione di Lizzano arroccata sugli Appennini, ndr) abbiamo circa duecento residenti e quasi 100 migranti, tra quelli dentro e fuori il centro di accoglienza straordinaria. Sono davvero troppi, non è possibile andare avanti in questo modo. Siamo preoccupati».

 

 

 

E ancora: «Ho sempre fatto presente alle amministrazioni che c’erano dei parametri in base alla popolazione residente, secondo i quali si poteva stare in armonia tra immigrati e abitanti. Noi abbiamo dimostrato da anni di essere accoglienti. Sta di fatto, però, che non si vorrebbe andare a splafonare ulteriormente la realtà che abbiamo».

 

 

 

«Io non ne faccio colpa a nessuno, se non a una politica nazionale che sta distruggendo i rapporti umani tra le persone», aggiunge, ma l’antifona è chiara: a Lizzano, così come in moltissimi altri Comuni dello Stivale, i profughi «non hanno mai dato fastidio, non c’è mai stato nessun problema»; epperò i parametri di cui sopra, se continua così, «mi sembra che non stiano in piedi». Anche perché l’impatto sui servizi comunali «è pesantissimo: abbiamo una sola ragazza all’Anagrafe, la vedo disperata. Dice: “Io non ce la faccio più”. Allora mi preoccupo. Tutte le mattine è una fila davanti al suo ufficio, e quando non c’è lì è ai Servizi sociali. Senza persone non è possibile avere integrazione, non si riesce a farla». Chissà che qualcuno lo abbia ascoltato, Polmonari, dalle parti del Partito democratico. 

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