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Coronavirus, Mario Draghi e la variante Delta: nuova ipotesi quarantena anche in Italia

La variante indiana inizia a preoccupare. Dopo il picco di contagi raggiunti nel Regno Unito, è stato Mario Draghi a mettere le mani avanti: "Se ci sarà un aumento dei contagi legato alla variante indiana anche noi dovremo tornare alla quarantena per chi arriva dall’Inghilterra. Ma valuteremo. Per ora non c’è motivo di pensare ritardi nelle riaperture in Italia", ha assicurato al termine del G7. Parole, quelle sulla variante Delta, che arrivano dopo il focolaio registrato dall’Agenzia di tutela della salute (Ats) Città Metropolitana di Milano. Si tratta, al momento, di 10 casi che ha coinvolto la palestra "Virgin" di Milano, appena riaperta. L’Agenzia - dal 24 maggio, giorno della riapertura, al 31 maggio, data di presenza dell'ultimo caso - ha identificato 140 frequentatori della palestra che hanno avuto contatti con almeno uno dei 10 casi rilevati.

L'attenzione dunque è alta. Lo dice chiaro e tondo ad Agorà su Rai3 Guido Rasi, ex direttore Ema e consulente del commissario per l’emergenza Covid Francesco Figliuolo: "La variante indiana è un grosso enigma perché i numeri che ci hanno fornito all’inizio, sulla presunzione che sfugga al vaccino, erano molto confondenti. E poi i dati sembravano limitati a una comunità, cosa che invece sta sfuggendo. Bisogna poi vedere se provoca una forma d’influenza o se una malattia grave... È una delle famose varianti che va molto studiata da subito ed è il motivo per cui bisogna sequenziare in maniera massiva".

Ed è stato proprio il ceppo indiano a piegare nuovamente l'Inghilterra alle prese con più di 7 mila casi nella giornata del 13 giugno nonostante quasi metà popolazione sia già stata vaccinata con due dosi di vaccino e 41 milioni (su 66) con una. Un vero e proprio record che, da febbraio scorso, fa schizzare i contagi. 

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