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Arrestato il sindaco di Ischia Giuseppe Ferrandino

elisabetta pistoni
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Il sindaco di Ischia Giuseppe "Giosi" Ferrandino è stato arrestato dai carabinieri assieme ad altre otto persone a causa di un'inchiesta su tangenti pagate per la metanizzazione dei comuni dell'isola campana. I reati di cui è accusato il primo cittadino vanno dall'associazione per delinquere alla corruzione all'emissione di fatture per operazioni inesistenti. L'inchiesta era iniziata lo scorso aprile 2013 ed aveva portato alla luce un sistema di corruzione basato sulla costituzione di fondi neri in Tunisia da parte della CPL Concordia con cui retribuire pubblici ufficiali per ottenerne i "favori" nell'aggiudicazione di appalti. Tutti in manette- In carcere, su disposizione del gip Amelia Primavera, sono finiti, oltre al sindaco, suo fratello Massimo Ferrandino, il responsabile delle relazioni istituzionali del Gruppo CPL Concordia Francesco Simone, l'ex presidente Roberto Casari, il responsabile commerciale dell'area Tirreno Nicola Verrini, il responsabile del Nord Africa Bruno Santorelli, il presidente del consiglio di amministrazione della CPL distribuzione Maurizio Rinaldi e l'imprenditore di Caserta Massimiliano D'Errico. Arresti domiciliari, invece, per il dirigente dell'Ufficio tecnico del Comune di Ischia Silvano Arcamone, mentre per Massimo Continati e Giorgio Montali, direttore amministrativo e consulente esterno della CPL, è stata disposta una misura cautelare ll'obbligo di dimora nel Comune di residenza. Le accuse- Sarebbe stato proprio grazie all'interessamento del sindaco ed alla complicità dell'architetto Silvano Arcamone che l'appalto di metanizzazione dello stesso Comune (capofila del progetto) e di quelli di Lacco Ameno e Casamicciola Terme è stato affidato alla CPL. La cooperativa quindi avrebbe provveduto al pagamento attingendo a dei fondi neri costituiti mediante l'emissione di fatture per operazioni inesistenti con una società tunisina (la Tunita sarl). Secondo il Pm, come si legge dagli atti dell'inchiesta, i dirigenti della CPL Concordia avrebbero fatto "sistematico ricorso ad un modello organizzativo ispirato alla corruzione che li ha portati ad accordarsi non solo con i sindaci, gli amministratori locali e i pubblici funzionari, ma anche con esponenti della criminalità organizzata casertana e con gli amministratori legali a tali ambienti criminali".

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