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Terrorismo, il generale Franco Angioni: "Siamo solo all'inizio, l'Italia si svegli o pagherà un conto salato"

Eliana Giusto
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"Quello che stiamo affrontando ora sia solo un'avanguardia di quello che dovremo affrontare nei prossimi anni se non ci muoviamo in fretta e con intelligenza". Il generale Franco Angioni, in una intervista ad affaritaliani.it, dà un quadro del rischio terrorismo in Europa dopo l'ultimo attentato a Barcellona. Il problema, spiega, non deve essere l'Isis: "Il problema principale è la sua influenza ideologica che rischia di permanere anche qualora dovesse essere fisicamente eliminato". "La sua eliminazione fisica non risolverà il problema, anche perché abbiamo imparato che queste organizzazioni e queste sigle cambiano ma il problema resta". E l'Italia non è esente dal pericolo. "Per fortuna siamo tra quei paesi meno colpiti di altri perché l'Italia il suo piccolo colonialismo lo ha pagato duramente. Altri, invece, si sono arricchiti. Mi riferisco a Francia e Gran Bretagna, per esempio. In quei casi le prime generazioni arrivavano in madrepatria con orgoglio. Ma le seconde e le terze generazioni sono state dimenticate e abbandonate. Da lì nasce il germe della rivendicazione. L'Italia al momento è fuori da questo ragionamento perché praticamente non abbiamo seconde o terze generazioni ma anche noi facciamo parte di quella schiera di paesi padroni verso i quali è forte un sentimento di rivalsa. Non possiamo dunque sentirci esenti da pericoli. Dobbiamo tenere la guardia alzata, anche noi siamo un obiettivo. Se continuiamo a trascurare questo fatto tra 10 anni potremmo essere costretti a pagare un conto molto elevato". "Se non prendiamo provvedimenti adesso - conclude il generale - tra 5 o 6 anni avremo un grande malessere in casa che dovrà essere affrontato per forza di cose in maniera più cruenta di quanto invece non potrebbe essere affrontato adesso. I cittadini vanno allevati alla disciplina e vanno trattati tutti, e sottolineo tutti, alla stessa maniera. Le prime, seconde o terze generazioni, non devono sentirsi ospiti, spesso mal sopportati: devono sentirsi cittadini uguali a tutti gli altri, con tutti i diritti e i doveri del caso".

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