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Immigrati, rivolta a Sassari: spranghe e bottiglie contro gli italiani davanti a una scuola

Giulio Bucchi
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Tutto comincia venerdì mattina nel rione popolare Santa Maria di Pisa (Sassari) e coinvolge settanta persone fra stranieri (sedicenti profughi) e residenti esasperati dalla presenza ormai fuori controllo dei migranti. È uno straniero a lamentare di essere stato «deliberatamente» aggredito da un giovanotto locale. Non si capisce se la cosa abbia fondamento oppure no. Di fatto, però, scoppia la rissa. Mega, con spranghe in ferro, pietre e bastoni. All' ora dell' uscita dei bambini da scuola, con tre feriti rimasti a terra. E lo strascico di polemiche. In questo quartiere un tempo tranquillo, gli abitanti e le forze dell' ordine vivono ormai da settimane lo stato di tensione quotidiana per la difficile convivenza con gli stranieri. Sono le ore 13 di venerdì, fuori dall' istituto elementare Kennedy improvvisamente si fronteggiano i genitori degli alunni e alcuni migranti. Questi, riuniti in spedizione "punitiva", scendono in piazza e protestano per la presunta aggressione subita dal migrante. E scoppia la rissa. Spranghe, bottiglie, sassaiole e vetri rotti. «Nessuno li controlla, questo è il risultato, abbiamo paura», dicono in coro i residenti. «La lite», dice un comunicato diffuso dalla polizia «era nata in seguito alla lamentela di un ospite del citato centro, richiedente asilo politico, che aveva riferito di essere stato malmenato poco prima da alcuni cittadini italiani. Appresa la notizia, numerosi ospiti extracomunitari del centro di accoglienza si sono recati nella vicina piazza Kennedy, scontrandosi con quanti presenti in quel momento, ma l' immediato intervento delle Forze di Polizia ha evitato che la situazione degenerasse». Paura, rabbia e la convivenza sempre più impossibile. I cittadini si dicono «abbandonati dalle istituzioni». Così, la notte seguente, va in scena il secondo atto. Con le bombe molotov lanciate contro il centro di accoglienza che si trova in via Solari e poi (per ripicca) anche contro il centro migranti di Platamona, sul mare. Nessun ferito. Ma la questura di Sassari, da sabato, presidia i due centri supportata da carabinieri e polizia locale. Per la rissa in piazza, la polizia ha segnalato al magistrato due ventenni sassaresi e due giovani africani di 18 e 19 anni, rispettivamente del Gambia e della Costa d' Avorio. Gli agenti hanno sequestrato una roncola e alcune barre di tondino di ferro e stanno facendo accertamenti per capire chi li abbia impugnati. Si analizzano anche filmati e video realizzati con i telefonini durante gli scontri. I carabinieri indagano invece sulle bombe molotov lanciate contro la facciata del centro di accoglienza tra via Solari e via Cilea, ordigni rudimentali che fortunatamente non hanno provocato né danni né feriti, annerendo soltanto il muro nei punti di impatto. Il prefetto di Sassari, Giuseppe Marani, convoca la riunione straordinaria delle forze dell' ordine. E mette sul tavolo «misure di sicurezza per monitorare la situazione, individuare i responsabili degli scontri ed evitare altri episodi di violenza». Il responsabile della casa d' accoglienza, Paolo Cermelli, cerca di placare gli animi: «Sono bravi ragazzi, vogliono solo integrarsi». Vallo a spiegare al padre di un ragazzo di Sassari: «Mio figlio è finito con la testa spaccata al pronto soccorso» dice, «è stata una guerriglia mai vista». Interviene anche il sindaco Nicola Sanna (Pd) «stiamo lavorando sul rafforzamento delle azioni di controllo, che sono già in essere, a tutela dell' incolumità di tutti, residenti e migranti. Ci rendiamo conto che la presenza di migranti sul territorio è superiore al numero previsto dall' accordo recentemente sottoscritto da Anci e Ministero dell' interno» ammette il sindaco, «presenteremo al più presto il problema al Ministero, chiedendo la riduzione delle presenze sul territorio comunale, e confidando anche nella disponibilità all' accoglienza degli altri comuni della Provincia». di Andrea Valle

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