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Silvio Berlusconi, il gesto estremo a Palazzo Grazioli: "Si è suicidato un militare"

Gino Coala
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Un militare dell'Esercito impegnato nell'operazione Strade sicure si è suicidato con l'arma di ordinanza mentre era di servizio a Palazzo Grazioli, la residenza romana di Silvio Berlusconi. È accaduto ieri, la vittima si chiamava Enrico De Mattia, caporal maggiore di 25 anni, originario di Angri (Salerno). Fonti militari contattate dall'AGI hanno confermato la notizia anticipata dal sito GRNET.it. Tra le reazioni all'accaduto, quella di M5s, che chiede di fare chiarezza sull'accaduto, risalendo alle motivazioni dell'estremo gesto. "Esprimiamo il nostro cordoglio per il militare che ieri a Roma si è tolto la vita", dice una nota di PortaVoce del Movimento 5 Stelle della Commissione Difesa, dove è aggiunto che "non è accettabile - che un ragazzo di quell'età decida di porre fine alla sua esistenza. Sappiamo però che questo non è un caso isolato, pertanto come membri della Commissione Difesa ci impegneremo a far sì che venga fatta luce sui motivi di questo gesto disperato". Da M5s "un pensiero di vicinanza va alla famiglia, a cui ci stringiamo in un momento di così grande dolore". De Mattia ieri nel turno dalle 13 alle 19 era il cosiddetto "capo muta" a Palazzo Grazioli, inquadrato nell'operazione "Strade sicure", e a un certo punto si è diretto nel bagno di servizio , dove si è sparato alla testa. Immediati i soccorsi ma ormai non c'era più nulla da fare. Il caporal maggiore De Mattia era effettivo al 1 Reggimento Granatieri di Sardegna e, per l'operazione "Strade sicure" era inquadrato nel "Complesso Foxtrot, 2 gruppo tattico, task force 1 del Raggruppamento Lazio Umbria Abruzzo", comandato dal generale di brigata Paolo Raudino, che riveste il ruolo di comandante della Brigata Granatieri.Non si conoscono, al momento, le motivazioni che hanno spinto De Mattia al gesto suicida. Fonti della Difesa confermano l'accaduto ma non parlano di motivazioni. Il sito GRNET.it riferisce che si tratta del terzo suicidio in 6 mesi di un militare in forza allo stesso comando: a febbraio un bersagliere di 29 anni, di Taranto, si era tolto la vita nello stesso modo nel bagno della stazione metro di Barberini, al centro di Roma. In precedenza, a dicembre 2017 un altro granatiere di stanza a Spoleto si era impiccato mentre era in licenza dopo il periodo di servizio nell'operazione "Strade sicure". Il sito riferisce poi una serie di considerazioni sulla condizione di stress in cui i militari si troverebbero, definendo "troppi" tre suicidi in sei mesi. E aggiunge che in particolare lo stress è di origine fisica, accentuato anche dal gran caldo di questi giorni, ma in particolare psicologica, tanto che "150 di loro hanno preso carta e penna ed hanno scritto all'avvocato. Non ce la fanno più", perchè "da quello che ha appreso GrNet.it, i soldati che a Roma svolgono questo servizio non 'staccano maì: vengono letteralmente bombardati di messaggi sul proprio cellulare provenienti dai propri ufficiali che sfruttano dei gruppi WhatsApp appositamente creati per inviare 'cazziatonì a qualsiasi ora del giorno e della notte. Questi ragazzi, ci viene spiegato, non temono affatto l'attacco terroristico o altre forme di aggressioni esterne, ma temono soprattutto il generale, il colonnello, il capitano, insomma tutta la catena gerarchica che li terrebbe continuamente sotto pressione, anche se spesso i militari sarebbero costretti, a causa della mancanza di organico, a fare i doppi turni". Su questo però non c'è alcuna conferma da parte delle fonti della Difesa contattate da AGI.

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