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Corsa alla leadership PdlÈ il turno dei governatori

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Eliana Giusto
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  Il giorno dopo la decisione di scegliere il candidato premier attraverso le primarie, nel Popolo della Libertà il clima è più sollevato. In questo modo, infatti, la vecchia guardia forzista ed ex An pensa di aver sfangato il rischio del famigerato “spacchettamento” del partito. Sul progetto delle liste, però, non è ancora detta l'ultima parola: sarà Berlusconi a decidere, anche se, optando per le primarie di partito, l'idea delle liste perde forza e appeal politico. «Se verranno soggetti esterni ad allearsi con noi, ben vengano, ma dividere il Pdl in tanti rivoli avrebbe significato il suicidio politico e la vittoria certa della sinistra», osserva un senatore del partito berlusconiano.  Ed è proprio per stoppare l'iniziativa del Cavaliere che le varie anime del partito si sono ricompattate intorno alla figura del segretario. «Le primarie sono l'occasione per rilanciare il Pdl e per tornare in contatto con gli elettori. Ci sarà una grande partecipazione popolare che farà tornare il partito nelle piazze, tra la gente, con un grande effetto positivo di trascinamento in vista delle elezioni», ragiona Raffaele Fitto. Che cita ad esempio «lo straordinario risultato delle primarie in Puglia, che ci hanno consentito di vincere a Trani e a Lecce».  L'importante però, si sottolinea a via dell'Umiltà, è che siano primarie vere. In cui tutti possono candidarsi. Perché se il tutto si riduce a una sfida a due tra Angelino Alfano e Daniela Santanché, servirebbero a poco. Per questo motivo si attendono nuovi candidati. Che non devono essere troppi. Ma nemmeno troppo pochi. Nell'area ex An, per esempio, in queste ore si sta ragionando se sia opportuno mettere in campo una personalità di destra con l'obbiettivo di sfilare consensi alla pasionaria di Cuneo. La richiesta pare sia arrivata proprio dagli uomini vicini al segretario. E se in un primo tempo si ipotizzava la corsa di Giorgia Meloni, ora sta prendendo piede il nome di Renata Polverini. Proprio ieri pomeriggio a Roma la governatrice laziale ha tenuto a battesimo la sua nuova creatura, “Città nuove”, a metà tra la fondazione e una corrente di partito. «Le primarie sono un elemento importante per riportare i partiti vicini al territorio», ha detto l'ex segretaria dell'Ugl. Lasciando intendere che un pensierino potrebbe farcelo. Come pare lo stia facendo anche Roberto Formigoni, nome su cui però ci sono molti dubbi da parte del vertice del partito.  Chi invece ci pensa, ma al momento preferisce temporeggiare, è il sindaco di Roma Gianni Alemanno. Che avrebbe una gran voglia di candidarsi. Ma in questo caso dovrebbe dimettersi da sindaco di Roma. E la sua scelta verrebbe percepita come un fallimento senza appello della sua esperienza da primo cittadino della Capitale. Per cui meglio evitare. Chi invece ha già annunciato la sua candidatura è Vittorio Sgarbi. «Se saranno primarie aperte ci sarò di sicuro», ha fatto sapere il critico d'arte ed ex sottosegretario. Giorgio Stracquadanio, invece, oltre a proporre il modello americano con primarie regione per regione e convention finale, invita ad aprirsi a personalità esterne. Forse Montezemolo? Difficile che il presidente della Ferrari scenda in campo in questa competizione, anche se Italia Futura, con Andrea Romano, plaude alla scelta dei due maggiori partiti: «E' un fatto estremamente positivo».  L'attuale classe dirigente ex azzurra, comunque, sarà compatta sulla figura di Alfano. Anche chi le primarie non le regge, come l'ex coordinatore Claudio Scajola. «Le primarie sono la grande occasione per il rilancio del partito e per recuperare il rapporto con il nostro popolo. E farle in parallelo con il Pd servirà a riportare i due maggiori partiti al centro della scena», sottolinea il deputato Sergio Pizzolante. Anche se, per renderle più interessanti, servirebbe un nome nuovo. Un outsider da buttare nella mischia. Un “Renzi pidiellino” che al momento ancora non c'è.  di Gianluca Roselli  

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