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Onda nera sull'Italia, Casapound inarrestabile. Marcia sul Parlamento, il retroscena: numeri bomba

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Eliana Giusto
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Boom di CasaPound a Ostia. Il candidato del movimento di estrema destra Luca Marsella ha ottenuto il 9%, in tutto quasi seimila voti, nella corsa alla presidenza per il Municipio X di Roma. Ma nei quartieri più popolari ha toccato punte del 20%. Dopotutto il lavoro fatto è notevole e CasaPound sul litorale romano ha colmato un vuoto politico che va avanti da anni. «Il municipio è stato abbandonato e paralizzato da due anni di commissariamento. C' è da rilanciare il turismo, il commercio, l' economia del nostro territorio», afferma un Luca Marsella ancora frastornato dal successo ma con l' obiettivo di diventare un punto di riferimento per quegli imprenditori e commercianti che hanno creduto in lui. «Con CasaPound siamo presenti dappertutto e la gente ci chiama per qualsiasi tipo di problema, dai guasti idrici agli ascensori che non funzionano». Una presenza che è stata premiata, perché da Nuova Ostia al Villaggio San Giorgio di Acilia Marsella ha persino doppiato il Pd e superato il centrodestra. Alle ultime elezioni, quelle da cui è uscito vincitore il presidente finito in manette nell' inchiesta Mafia Capitale, CasaPound non era andata oltre l' 1,85%. Piano piano, ma con costanza e tenacia, la tartaruga, quella frecciata, è riuscita ad avanzare e a ottenere un risultato storico, una vittoria senza precedenti. Soprattutto alla luce della campagna di delegittimazione che la stampa nazionale ha avviato nei confronti del movimento. Domenica, quando Marsella si è recato al voto, è stato l' unico candidato a cui non è stato concesso di essere accompagnato dai giornalisti al seggio. «Le forze dell' ordine», spiega Marsella, «hanno impedito l' accesso ai giornalisti che mi stavano aspettando. È chiaro che hanno cercato, ancora una volta, di ostacolarci. Ci sono stati tanti attacchi a orologeria, ma non hanno funzionato. Oppure se hanno funzionato vuol dire che prima stavamo al 20%. La gente ha capito che veniamo presi di mira trasversalmente da giornalisti e partiti politici perché siamo scomodi e siamo un movimento di rottura con il sistema politico di oggi». Quello di CasaPound a Ostia è un risultato sperato, atteso e annunciato anche dai sondaggi che fino all' ultimo hanno dato il movimento attorno al 10%. Ora però c' è da decidere chi appoggiare al ballottaggio, se la candidata grillina Giuliana Di Pillo che ha ottenuto il 30,21% dei voti, o quella di centrodestra Monica Picca ferma al 26,8%. E se è vero che il Movimento 5 Stelle è arrivato primo, è altrettanto vero che ha perso 14 punti percentuali e quasi 23 mila voti rispetto a un anno fa. «Al ballottaggio ancora non ci stiamo pensando», rivela Marsella, che fedele alla linea nazionale tiene a precisare: «Non faremo apparentamenti con la vecchia politica, non faremo inciuci e aspettiamo a pronunciarci, siamo distanti da entrambi i candidati». Ma soprattutto il 9% di Ostia rappresenta ina vittoria che segna un nuovo inizio nella storia del movimento che ora punta a ottenere il 3% alle prossime elezioni politiche. Perché Ostia era considerata da più parti all' interno del movimento il trampolino di lancio per puntare con decisione al Parlamento. L'ha più volte ribadito il leader di CasaPound Gianluca Iannone, e lo ribadisce anche adesso a urne scrutinate il vicepresidente Simone Di Stefano: «La tendenza è in crescita. Dopo Bolzano, Lucca, Todi e tutti i risultati delle altre amministrative che si sono svolte da poco, il risultato di Ostia è un' altra tessera del puzzle. Ed è una conquista superiore a tutte le altre perché è stata conquistata sul territorio con una presenza costante del movimento da anni». A questo punto, visto che ormai CasaPound è presente nei consigli comunali da nord a sud, non resta che guardare a Montecitorio. «Sì, Ostia ci fa ben pensare», continua Di Stefano, «e sicuramente supereremo questo 3%. Mancano pochi mesi e la battaglia ora si sposta lì. Mandare CasaPound in Parlamento diventa una priorità». La strada non sarà delle più facili, ma Di Stefano è convinto che il programma troverà l' appoggio degli italiani. «Negli anni abbiamo acquisito posizioni che non si trovano scritte sul vecchio programma di CasaPound. Prima tra tutte, l' assoluta volontà di uscire dall' euro e poi abbandonare anche questa Europa. È una volontà che abbiamo manifestato tanto tempo fa e che oggi si fa ancora più urgente, perché qualsiasi cosa si proponga dev' essere approvata da Bruxelles. A noi non sta bene, per cui questi due argomenti diventano preponderanti e caratterizzanti di Cpi nella scalata al Parlamento». di Ilaria Pedrali

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