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Sergio Mattarella, il retroscena-terremoto: ha ricontattato Lega e M5s per il governo

Giulio Bucchi
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Nuovi contatti tra il Quirinale, la Lega e il Movimento 5 Stelle. Si riapre tutto, e gli indizi si sommano. Nel giro di poche ore succede di tutto. Nell'ordine: il Pd annuncia astensione sulla fiducia al governo di tregua di Carlo Cottarelli, che numeri alla mano rischierebbe un disastro senza precedenti alle Camere, con 0-voti-0 in Aula. Il premier incaricato sale al Quirinale, sulla carta per consegnare la lista dei ministri al presidente Sergio Mattarella. I giornalisti sono convocati in via ufficiale, ma dopo qualche decina di minuti Cottarelli esce dalla porta sul retro, senza rilasciare dichiarazioni. Scelta, per così dire, irrituale che nasconde un nuovo dramma istituzionale in atto.  Leggi anche: Conte intercettato da Mentana, la bomba che cambia il quadro Da più fonti, incrociate, risulta che dal Quirinale siano stati ricontattati Luigi Di Maio e Matteo Salvini. Cottarelli, uscito dal Colle, si è recato nel suo studio a Montecitorio incontrando Roberto Fico (M5s) e Giancarlo Giorgetti (Lega). Perché? Non certo per convincerli a votare per il suo governo, dopo quanto accaduto domenica. Eppure, da Napoli, in quegli stessi minuti è lo stesso Di Maio ad annunciare una clamorosa retromarcia su Mattarella: niente impeachment e frasi "pompieristiche".  "Il problema non è neanche il Quirinale. Sbaglia obiettivo chi lo dice. Dobbiamo decidere invece se il governi italiani li devono decidere i cittadini che votano o le agenzie di rating e la Germania", corregge il tiro il leader grillino. E ancora, da sottolineare:  "Spero che si vada al voto il prima possibile ma riconosco che questa è una situazione veramente difficile. Fermo restando la volontà di andare a votare il prima possibile, resta la disponibilità a collaborare con il presidente Mattarella mantenendo una posizione coerente ma collaborativa per riuscire a risolvere quella che è l'attuale crisi che stiamo vivendo". Roba impensabile, fino a poche ore prima. "Volevamo fare un governo del cambiamento anche per rassicurare i mercati - ha aggiunto - non ci è stato permesso e ciò ha creato grossi problemi, perché lo spread sta salendo e le borse non stanno andando bene. Una crisi che non abbiamo generato noi". E ora quegli stessi protagonisti rimbalzati dal Colle potrebbero provare a chiudere, una volta per tutte, riformando un esecutivo dopo le dimissioni di Cottarelli (che potrebbero arrivare mercoledì mattina), anche se ci sarebbe da piegare la resistenza di Salvini che su Paolo Savona all'economia vuole tenere duro. Comunque vada a finire, queste ore segnano la fine della credibilità del presidente della Repubblica, quello uscito con le ossa più rotte da questo teatrino dell'assurdo chiamato politica italiana.  di Claudio Brigliadori @Piadinamilanese

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