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Benito Mussolini, spunta il film col Duce mai uscito in Italia

Francesco Rigoni
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Straordinaria proiezione alle Giornate del Cinema Muto di Pordenone di 28 minuti del film del 1923 The Eternal City girato a Roma e prodotto da Samuel Goldwyn, con la partecipazione di Benito Mussolini come uomo della provvidenza. Il dittatore  che già pensava al cinema come "l'arma più forte" era entusiasta e mise a disposizione migliaia di comparse. La Città Eterna - Mussolini guarda in macchina. E non in un cinegiornale Luce, ma in una superproduzione hollywoodiana. Titolo: The Eternal City, La Città eterna. Data di produzione: 1923, a meno di un anno dalla Marcia su Roma, perché le riprese furono effettuate d'estate. Produttore: una delle leggenda di Hollywood, l'ebreo polacco Shmuel Gelbfisz, meglio noto come Samuel Goldwyn, che con quel film tratto da una pièce dell'allora popolarissimo Hall Caine, adattata con disinvoltura al nuovo quadro politico italiano, si lanciava nella produzione indipendente. Duce superattivo - Benito Mussolini colse l'occasione concedendo agli americani tutto ciò che poteva. Comparse a migliaia. Assistenza continua ("Mussolini era così entusiasta del progetto che teneva il suo ufficio aperto per noi a qualsiasi ora", ricordava il cineoperatore Arthur Miller). Esterni unici al mondo (impressionanti le scene di massa girate dentro e intorno a un Colosseo ancora circondato dal vuoto). Oltre alla sua stessa persona, in una breve apparizione che lo consacra deus ex machina e Uomo della Provvidenza. Gli ultimi rulli - A lungo dato per perso, forse anche perché politicamente imbarazzante, The Eternal City è riapparso negli archivi del Museum of Modern Art di New York, da cui ha preso il volo per approdare alle Giornate del Cinema Muto di Pordenone, dove sarà presentato oggi in anteprima da Giuliana Muscio, la studiosa che lo ha scoperto. Non per intero, purtroppo: a essersi salvati sono solo gli ultimi due rulli, 28 minuti che però danno un'idea molto precisa di questo concitato melodramma politico che sancisce il fugace ma vertiginoso incontro tra la potenza seduttiva di Hollywood e quella di un dittatore ex giornalista che avrebbe fatto del cinema "l'arma più forte". Parate cinematografiche - Ma perché l'America democratica “correva in soccorso” del vincitore Mussolini? Come scrive la Muscio in catalogo, "nel 1923 un film che glorificava Mussolini e il fascismo non era per Hollywood una presa di posizione così sconcertante come può sembrare a posteriori". Le parate fasciste sembravano fatte apposta per il grande schermo, il dittatore era ancora percepito dal pubblico più sprovveduto come un eroe popolare, e il suo anticomunismo dovette sembrare una garanzia più che sufficiente a Goldwyn. Lunghe code a New York - A uscire trionfatore dal film è proprio Mussolini. Che intuendo il ritorno d'immagine internazionale garantito da quella superproduzione, si prodigò in ogni modo. Le camicie nere, tristemente esperte in materia, assicuravano il servizio d'ordine sul set. In cambio il film si riempiva di fez, manganelli e saluti romani. Fino alla scena culminante in cui Mussolini in persona, alla sua scrivania, grazia l'eroe e suggella l'happy end con bacio tra i due amanti ritrovati sullo sfondo di piazza Venezia. Ironicamente, e per ragioni mai chiarite, The Eternal City non arrivò mai in Italia ma provocò lunghe code e manifestazioni di giubilo fra gli italoamericani di New York. La storia poi avrebbe preso un'altra direzione. Ma quella frazione di secondo in cui l'occhio del Duce incontra la macchina di Hollywood, mette ancora i brividi. @ce_rigoni

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