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CHI NON INTERVIENE IN DIFESA DI UNA VITTIMA È UN VIGLIACCO?

Lo chiediamo alla psicologa dell'emergenza

Andrea Bisaschi
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Dopo i tremendi fatti di cronaca che hanno portato alla morte del giovane Niccolò Ciatti e in coma farmacologica un altro giovane di 24 anni, Danilo Barilotti, mi sono consultato con la Psicologa dell'Emergenza e Psicoterapeuta Marta Viappiani, insieme alla quale prestiamo servizio come esperti LILT (Lega italiana per la Lotta contro i Tumori) portando avanti progetti di Educazione alla Prevenzione alla Sicurezza e alla Protezione Personale nelle scuole primarie di secondo grado e secondarie e in diversi Comuni del Parmense, per analizzare il comportamento delle persone presenti nei locali mentre avvenivano i pestaggi.  La dott.ssa ha immediatamente sostenuto che il prestare aiuto ad una o più persone in difficoltà o il non soccorrerle, non è una scelta dettata solo da valori etici o da doti come l'altruismo, l'empatia o il coraggio, bensì da processi decisionali molto complessi che risentono di diversi fattori quali: -  background culturale -  educazione ricevuta -  fattori esperienziali della persona -  percezione che la persona-testimone ha di sé -  motivazioni a mettersi in gioco -  abilità motorie e psicologiche possedute (competenze) Di fronte a fatti gravi in cui sono coinvolte persone, il soggetto guarda gli altri presenti per cercare di interpretare cosa sia successo o stia succedendo. L'inattività degli altri comunica al soggetto che questa non è una emergenza. Le prime ricerche in materia sono state avviate negli anni '60 proprio per studiare l'indifferenza delle persone di fronte a certi scenari violenti e l‘effetto spettatore. Tutto ebbe inizio dopo un tristissimo episodio di cronaca che riguardava l'assassinio di Kitty Genovese una giovane donna che fu infatti assassinata alle 3 di notte in un sobborgo newyorchese nel 1964. Dopo l'omicidio, il New York Times dedicò uno scandalizzato articolo riguardante il fatto, sottolineando che tra le trentotto persone che avevano udito le grida d'aiuto di Kitty, solo uno aveva chiamato il soccorso. Il servizio del New York Times diede avvio a una serie di ricerche di psicologia sociale sull' EFFETTO BYSTANDER (effetto spettatore). Ecco che due psicologi, J. Darley e B. Latané,  avviarono uno studio sperimentale, ricreando in laboratorio delle situazioni di emergenza, i cui risultati dimostrarono che la maggior parte dei partecipanti all'esperimento era soggetta a forti dinamiche situazionali e personali che avevano impedito il comportamento di intervento in aiuto. Ecco che, anche se pare paradossale, scopriamo che l'essere testimoni di situazioni di pericolo insieme ad altri, può ridurre la prontezza a prestare aiuto anziché sollecitare altruismo verso le vittime; infatti, nessuno si ritiene l'unico responsabile e questa caratteristica è oggi conosciuta come DIFFUSIONE DELLA RESPONSABILIA' poiché si teme, intervenendo per primi, che il proprio intervento d'aiuto possa essere giudicato dagli altri inopportuno oltre che aggravare ulteriormente una situazione già compromessa. Successivamente i due studiosi introdussero anche il termine EFFETTO DELLA NUMEROSITA', e dimostrarono che se molte persone si trovano ad essere testimoni di un'emergenza che coinvolge un'altra persona, ognuno ritiene che gli altri potrebbero intervenire, insomma ogni testimone o spettatore ritiene che la  responsabilità di un intervento non dipenda sé, ma sia condivisa tra tutti gli altri presenti. Di conseguenza, la disponibilità a intervenire si riduce notevolmente. Infine sempre secondo i due psicologi, per decidere di intervenire in soccorso è necessario rendersi conto della situazione di pericolo, stabilendo se e quali condotte d'aiuto attivare in base alla conoscenza e alla percezione delle personali capacità. I ricercatori parlarono anche di IGNORANZA PLURALISTICA come di un processo che coinvolge le persone quando sono in un gruppo. Davanti a un evento ambiguo, ciascuno pensa che gli altri abbiano più informazioni sulla situazione e si pongono in osservazione del comportamento altrui per cercare di interpretarlo, paralizzando (in molti casi) l'azione. L'ignoranza pluralistica può anche e in parte spiegare l'effetto spettatore ossia il fatto che le persone siano più propense a intervenire in una situazione di emergenza quando sono sole. Siccome i soggetti osservano le reazioni degli altri, anche in situazioni di emergenza possono valutare, constatando l'immobilità degli altri, che non sia necessario intervenire. Ciò può comportare il fatto che nessuno intervenga, sebbene a livello individuale molti pensino che sarebbe giusto farlo. D'altra parte, nel caso in cui qualcuno intervenisse gli altri sarebbero più propensi a imitarlo e aiutarlo. Ci sono anche altre ragioni per cui le persone possono non agire. Potrebbero pensare che gli altri osservatori siano più qualificati di loro, come ad esempio agenti di pubblica sicurezza, e che il loro intervento non sia quindi necessario. Le persone possono inoltre risentire dell'ansia di essere valutati e possono temere il giudizio degli altri. Possono inoltre avere il timore di essere surclassati dall'azione di persone più efficaci nell' intervenire rispetto a loro o anche di andare incontro a conseguenze legali o pericolose per la propria incolumità, non sentendosi in grado di fronteggiare la situazione. Gli spettatori di una violenza agita, hanno paura di mettere in atto interventi sproporzionati o errati rispetto a quello che richiederebbe la situazione. Quanto è stato espresso dalla psicologa ovviamente non vuole scusare o giustificare il fatto che nessuno sia intervenuto in difesa dei due ragazzi, vuole solamente spiegare a livello scientifico il perché nessuno si sia mosso. Non tutti nascono cani da pastore, in passato mi è capitato di lavorare con "buttafuori" ,con esperienza agonistica negli sport da combattimento quindi sulla carta più competenti della norma, rimanere paralizzati di fronte a risse all'interno di locali. Sarei proprio curioso di vedere come si sarebbero comportati tutti i leoni da tastiera che si sono fortemente indignati nei confronti di chi non è intervenuto. Ricollegandomi ai recenti attentati terroristici in Spagna, riporto il significato di un post letto su facebook, che nonostante non sia strettamente attinente al tema di questo articolo, sottolinea l'importanza di astenersi da valutazioni e giudizi basati sul nulla:  "LA PROSSIMA VOLTA CHE CRITICATE LE FORZE DELL'ORDINE, RICORDATEVI CHE LORO SONO QUELLI CHE CORRONO NELLA DIREZIONE OPPOSTA ALLA VOSTRA NEL MOMENTO DEL PERICOLO".   

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