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Sud, la recensione del libro di Marco Esposito che passa in rassegna i luoghi comuni sul Mezzogiorno

Azzurra Barbuto
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 I meridionali non rispettano le regole, è più forte di loro: non ce la fanno proprio. E per di più non pagano le tasse. Il loro sport preferito è l'evasione fiscale. Il Mezzogiorno non decolla, nonostante l'intervento straordinario dello Stato. Gli abitanti del Sud migrano al Nord per curarsi poiché la gestione della loro sanità è contraddistinta da sprechi e ruberie. La massima ambizione di chi nasce nella parte inferiore dello Stivale è il posto pubblico e, una volta ottenuto, ci si dedica all'assenteismo, ché tanto lo stipendio è assicurato. Se solo non ci fosse il Meridione, che campa sulle spalle del Settentrione, l'Italia sarebbe più ricca. Non soltanto il Sud non è in grado di guadagnare, ma non è neppure capace di spendere le risorse che riceve in dono: i fondi europei, ad esempio, vengono restituiti al mittente.

Del resto, i politici meridionali sono un branco di inetti. La popolazione del Mezzogiorno non fa che lamentarsi, vittimizzarsi, piangersi addosso. Prima di essere lapidata per quanto ho appena scritto preciso che questi e altri postulati sono riportati e smontati uno ad uno nel libro di Marco Esposito Fake Sud, perché i pregiudizi sui meridionali sono la vera palla al piede d'Italia, edito da Piemme. Ricorrendo ad una parola tanto in voga da essere abusata, ossia "fake", che significa "finto", l'autore nella sua opera ben documentata passa in rassegna una carrellata di "luoghi comuni", alcuni addirittura atavici, riguardo il Mezzogiorno e chi ci abita. Si tratta di preconcetti così sedimentati che ognuno di noi di fatto li ripete senza metterli in dubbio ed è avvezzo ad ascoltarli rimbombare nelle orecchie. In tal modo queste false credenze non soltanto hanno distorto la visione che coloro che dimorano nel Settentrione hanno di coloro che dimorano nel Meridione, bensì pure la visione che questi ultimi hanno di loro stessi.

 

 

Un pregiudizio non è mica una cosa da niente: esso può addirittura bloccare lo sviluppo, tanto più se i tabù in questione sono copiosi. La loro funzione nel tempo è stata quella di mascherare sia le inefficienze sia lo scarso interesse delle istituzione nei confronti del Sud, considerato quale serbatoio di voti, da garantirsi mediante facili promesse o attraverso la prassi, consolidata in certe aree del nostro Paese, di trasformare i diritti in favori. Dunque l'arretratezza delle regioni meridionali è stata imputata alla loro posizione geografica, che le isolerebbe rispetto al resto del continente.

Ennesima balla, in quanto il trovarsi al centro del Mediterraneo può rappresentare una formidabile opportunità, magari estendendo verso sud l'alta velocità, investendo in infrastrutture, rendendo più agili i trasporti. Cose che non sono mai avvenute. E la colpa non è tutta del cittadino meridionale sporco, brutto, cattivo e indolente. Egli è stato sempre ingannato, preso per i fondelli, illuso. Si è aggrappato ora a questo partito e ora a quest' altro, ma non ha mai visto la sua condizione mutare in meglio. Pensiamo all'ultima gigantesca fregatura: il Movimento Cinquestelle, il quale ha istituito un ministero del Sud che per il Sud non ha compiuto un bel niente. I pentastellati hanno assicurato posti di lavoro, eppure la disoccupazione, già endemica in alcune province, si è aggravata. E i beneficiari del reddito di cittadinanza in questi anni non hanno ricevuto neppure una proposta di lavoro, eppure avrebbero dovuto ottenerne addirittura tre nel giro di qualche mese. Questo ci raccontava l'ex ministro del Lavoro Luigi Di Maio, poi migrato agli Esteri, non all'estero purtroppo. Sono tali lusinghe e promissioni continuamente infrante a fiaccare l'animo di noi terroni. Pardon, Esposito ritiene che "terrone" sia un'offesa. Non sono dello stesso avviso. Investiamo orgoglio in dosi massicce in polemicucce di lana caprina e trascuriamo poi di difendere i nostri diritti essenziali. Ignoro se queste che sto per introdurre siano bufale o meno, ma ai miei concittadini rimprovero l'assenza di intraprendenza, la rinuncia alla ribellione, l'accettazione passiva della realtà. Noi calabresi, ad esempio, proprio come i siciliani, abbiamo subìto per secoli incessanti invasioni, piegandoci nostro malgrado al potente di turno, e tutto questo un po' ce lo portiamo inciso nel nostro dna. Non siamo insorti. Non osiamo farlo neppure ora. Ci siamo dimostrati sempre in qualche modo favorevoli alla sottomissione. E poi ci crogioliamo troppo sui doni che ci ha elargito Madre Natura: il clima, il mare, i monti, fauna e flora uniche. Tuttavia, non sfruttiamo a dovere ciò che possediamo e questo è un peccato: equivale a disperderlo, a sprecarlo. Dopo le tante frottole che circolano sul Meridione, ci sono quelle - ancora più pericolose forse - che il Meridione fa circolare riguardo se stesso, come quella che lo vorrebbe terra di straordinarie ricchezze depredate con l'Unità d'Italia dagli invasori piemontesi che avrebbero impoverito quei luoghi. Il guaio del Sud è che c'è sempre qualcuno a cui dare la colpa del proprio malessere, contro cui puntare il dito, ché tanto così è più facile. E ciò conduce a permanere in uno stato di tragico immobilismo: «Se gli errori sono altrui, allora io non posso fare nulla per cambiare lo status quo». È uno schema da distruggere. Poiché il Meridione ha solo un modo di risollevarsi: premendo il peso sulle proprie ginocchia al fine di mettersi in piedi. Sarebbe opportuno che Nord e Sud deponessero i reciproci pregiudizi (nonché le armi) e facessero uno sforzo per conoscersi davvero, poiché - e ancora non ce lo siamo ficcato in testa - siamo parte di una stessa Nazione, di un medesimo organismo. Se una parte annaspa, neppure l'altra sta mica tanto bene. 

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