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Vittorio Feltri sulla crisi del Pd: "Porta avanti solo battaglie da figh***, ottiene più sfottò che consensi"

Vittorio Feltri
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I politici sostengono giustamente che i sondaggi abbiano un valore relativo, e la conta dei consensi si faccia soltanto dopo regolari elezioni. È così e nessuno lo mette in dubbio. Ma è altrettanto vero che le indagini demoscopiche indicano con approssimazione le tendenze e gli umori popolari, per cui non possono essere sottovalutate. Recentemente il PD, nelle graduatorie che periodicamente vengono rese pubbliche, avrebbe guadagnato uno zero virgola, pertanto al momento sarebbe il partito primo in classifica. Motivo questo di grande soddisfazione per il neo segretario Enrico Letta. Contento lui... La realtà però è diversa da come superficialmente appare. I progressisti non sono mai stati in crisi quanto ora per ragioni non nuove, piuttosto che risalgono almeno a un decennio fa. Quando gli ex comunisti si fusero con i cattolici della Margherita, cominciò la confusione.

 

 

 

I primi, pur conservando l'appoggio di alcuni nostalgici di falce e martello, persero gran parte della loro identità proletaria. E i secondi, non essendo né carne né pesce, presero a ondeggiare senza mai rivelare quale fosse il loro obiettivo che non fosse qualche poltrona parlamentare. Il partito ha ancora qualche brandello di tradizione su cui contare, come dimostra il fatto che non si schioda dal 20 per cento attribuitogli dagli specialisti delle statistiche. Tuttavia sarebbe azzardato prevedere una sua pur minima crescita. Non perché Letta sia più scarso come segretario del suo predecessore, Nicola Zingaretti. Il problema è che, ormai privi di consistenza ideologica e di programmi decenti, i democratici per farsi notare sono obbligati ad aggrapparsi alle mode di tipo sociologico: la difesa appassionata degli omosessuali, che sono una minoranza irrisoria, dei trans, numericamente irrilevanti, l'ossessiva passione per il politicamente corretto, cioè tutte questioni che furoreggiano nei salotti più scadenti, eppure non incidono sulle opinioni della gente comune. La quale ha ben altre preoccupazioni: le tasse, il lavoro, la salute, la famiglia, il pranzo e la cena da mettere insieme, come si usa dire al Nord. Cosa volete, cari compagni, che importi agli operaie agli impiegati, i quali un tempo vi davano il suffragio, se vi battete affinché gli uomini che amano gli uomini non si chiamino più f***i o invertiti?

 

 

Queste vostre battaglie insignificanti, da fighetti, non vi procurano consensi bensì soltanto sfottò. Siete da tempo impegna ti ad approvare la legge Zan, secondo voi, poveri tapini, indispensabile a rendere più civile l'Italia, e non vi accorgete che alla vostra base non gliene frega niente, esattamente come essa se ne infischia dello ius soli e dei diecimila euro da regalare a chi compie 18 anni, un'età in cui quelli della mia generazione si accingevano a conquistare la maturità al solo scopo di poter, poi, intraprendere una attività lavorativa onde non farsi più mantenere dai genitori. Anche i marxisti più rancidi non desiderano più seguirvi, il vostro serbatoio di elettori, ormai è costituito da anziani malinconici e da qualche sardina sott' odio dai gusti sessuali incerti. E lei, caro Letta, si dia una mossa, o almeno una messa. 

 

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