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I pacifisti italiani? Zelensky "nasone" e nessuna indignazione per la Russia

Iuri Maria Prado
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Tra i difetti dell'integralismo pacifista c'è che innanzitutto è falso. Avrebbe una parvenza di rispettabilità se davvero si fondasse sull'idea - e soprattutto sulla pratica - di ripudiare la guerra ovunque, contro chiunque e da parte di chiunque essa si scateni: ma non si fonda su quell'idea né tanto meno su quella pratica.

 

 

 

Il pacifismo che oggi più o meno esplicitamente equipara la violenza di chi attacca a quella di chi resiste, magari con una deliziosa vignetta che raffigura il leader ucraino con un bel nasone da ebreaccio, con propaganda in purissimo stile Terzo Reich, è quello che non ha mai sentito esigenza di mobilitarsi - che so? - quando i sovietici invadevano l'Afghanistan, cioè la terra e il popolo che diventano meritevoli dell'attenzione pacifista secondo che a "invaderli" sia l'uno o l'altro, e ovviamente senza nessun interesse per il fatto che in un caso si trattava di indiscriminata aggressione e nell'altro del tentativo di por fine all'orgia delle lapidazioni e degli sgozzamenti. E per le guerre in Georgia, fra il 1992 e il 2008, (che avrebbero causato almeno 150mila morti ad andar cauti), si mobilitavano i pacifisti? E' possibile che qualche cenetta intima l'abbiano organizzata, ma diciamo che il coming out era abbastanza impercettibile.

 

 

 

Sono solo due esempi presi dal mucchio delle tante guerre non meno sanguinose ma insuscettibili di misericordia pacifista perché non c'era da addossarne la responsabilità al globalismo neoliberista, quello che oggi fomenta la guerra in Ucraina per venderci il suo gas e assolda modelle e attori per inscenare finti bombardamenti di ospedali e massacri fasulli con i cadaveri che muovono le braccia. E' il pacifismo degli sfasciavetrine, dei roghi delle bandiere statunitensi e israeliane, delle Torri Gemelle abbattute dalla Cia.

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