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Marmolada, Vittorio Feltri controcorrente: sono gli uomini la causa delle loro disgrazie

Vittorio Feltri
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E vabbè, siamo alle solite. In Italia avviene una tragedia e la colpa è sempre di qualcun altro. Ormai è predominante la tendenza a puntare l'indice contro il clima, o meglio, contro il cambiamento climatico di cui sarebbe colpevole, a sua volta, l'umanità, entità del tutto astratta. Codesto dogma è tuttavia smentito da parecchi scienziati i quali ritengono che il clima muti da sempre, a prescindere dalla nostra ingerenza, come del resto dimostrano fonti e reperti storici. Non intendo addentrarmi in simili argomentazioni, ma soltanto perché non è questo il focus del mio commento. Faccio solamente notare che, allorché osi confutare tesi di questo tipo, generi delle vere e proprie crisi isteriche che non di rado tracimano nella violenza verbale, persino fisica.

 

 


Non voglio essere linciato. Però, per doverosa onestà intellettuale, sottopongo alla vostra attenzione un elemento significativo. Sappiamo di vivere una estate bollente, caratterizzata da temperature che si trovano nei gironi dell'inferno. Siamo anche a conoscenza, e lo siamo tutti poiché non si fa altro che ciarlare di ciò, del fatto che questa straordinaria afa incrementa la siccità, divenuta nell'estate del 2022 una vera e propria emergenza. Siamo altresì consapevoli che questo calore abnorme determina, tra l'altro, pure lo scioglimento dei ghiacciai a causa dell'aumento repentino e anomalo delle temperature persino sulle nostre vette. Siamo coscienti inoltre che questo fenomeno favorisce disastri naturali, come appunto quello che è avvenuto sulla Marmolada, dove sabato scorso era stato raggiunto il record di 10 gradi in vetta. In estrema sintesi, questa catastrofe era più che prevedibile e quelle persone, che sono morti, feriti e dispersi, non avrebbero dovuto trovarsi lì. Lungi da me l'infierire, ma nel gruppo erano presenti anche individui esperti, ossia guide alpine. Non attribuisco la responsabilità di quello che si è verificato alle vittime, ma riconosciamo tutti, affinché episodi come questo mai più occupino le pagine dei giornali e mai più ai familiari tocchi il tetro e doloroso riconoscimento dei cadaveri dei congiunti tra decine di altri cadaveri esposti, che la colpa non sempre è del clima, ma è quasi sempre nostra.

 

 

Siamo leggeri, troppo leggeri, ci reputiamo immortali, invincibili, sfidiamo la Natura, sfidiamo la Vita stessa, sfidiamo anche Dio, assumiamo giganteschi rischi, andiamo incontro ai pericoli a braccia aperte. Lo vediamo il pericolo, certo, ce lo abbiamo sotto il naso, eppure ci piace ignorarlo, in quanto siamo convinti di essere più forti di tutto. Finché non ci casca addosso una massa di materiale che si estende per due chilometri e ha un'altezza di circa 2.800 metri, massa che percorre 500 metri alla velocità di 300 km l'ora. Ed ora tutti a piangere, tutti a predicare, tutti a meravigliarsi, tutti a cercare i colpevoli. Le solite sceneggiate italiane. Il papa ha cinguettato: «Le tragedie che stiamo vivendo con il cambiamento climatico ci devono spingere a cercare urgentemente nuove vie rispettose delle persone e della natura». Però sarebbe stato più cristiano affermare che il cambiamento climatico è innocente, siamo noi le teste di zucca. Persino un bambino ci arriva: se fa troppo caldo addirittura in cima alle montagne, i ghiacciai si sciolgono e possono crollare, anzi quasi certamente si staccano. Quindi cosa conviene fare? Tenersi lontani da quelle aree, le quali andrebbero sorvegliate, monitorate, chiuse. La triste verità è che, a furia di cercare generici rei, neppure stavolta impareremo la lezione. 

 

 

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