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Regioni, debiti con le imprese per 40 miliardi

Lo denuncia la Corte dei Conti. Lazio e Campania record: detengono il 37,5 per cento del debito totale. In Calabria un fornitore aspetta tre anni il pagamento

Roberto Procaccini
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  Lo Stato non paga i fornitori e le imprese chiudono. Le Regioni saldano i debiti e i cittadini coprono con le tasse gli interessi maturati nel frattempo. E' un buco di 90-100 miliardi di euro il monte debiti accumulato da tutti i livelli dell'amministrazione pubblica verso le imprese. La maglia nera dei bilanci in rosso va al Sistema Sanitario Nazionale e quindi alle Regioni che lo gestiscono: il 40 per cento del buco è prodotto, infatti, dalle Asl. Bancarotta ospedaliera - Una cifra tra i 40 e i 50 miliardi di euro, dei quali 37 che spettano alle imprese e la restante parte impegnati per mutui o trasferimenti statali. Sono le cifre complessive del debito della Sanità italiana come certificato dalla relazione sulla finanza locale della Corte dei Conti (anticipata da Gian Maria De Francesco per il Giornale). E' un buco nero che non conosce colori politici, ma ha responsabili di ogni partito: ha quasi 3 miliardi di debiti la rossa Emilia Romagna, così come il Veneto a trazione leghista. Hanno il primato di esposizione debitoria (fanno insieme 14 milioni di euro) il Lazio (quasi british nell'avvicendamento tra destra e sinistra alla presidenza della giunta regionale) e la Campania (uscita da due anni dalla stagione della sinistra bassoliniana). Sono nelle stesse condizioni la Sicilia dell'inciucio lombardiano e la Puglia di Nichi Vendola (2 miliardi a testa). Ma dove finiscono questi soldi? E' tutto investito nel servizio al cittadino? Nient'affatto. Come testimonia il rapporto Aiop (Associazione ospedalità privata) ogni anno il 27% dei finanziamenti pubblici è sperperato in inefficienze. Tradotto in numeri: 13 miliardi bruciati. I patimenti delle imprese - Anni di attesa per vedere liquidata una fattura. Può capitare se si è fornitori di una Asl. La direttiva europea sui pagamenti del settore pubblico (che porta la firma di Antonio Tajani) fissa a 60 giorni il tempo massimo entro il quale soddisfare il creditore. In Italia chi ci va più vicino sono le province di Trento e Bolzano, che però impiegano un mese in più del dovuto. Ma chi lavora in questi territori può considerarsi fortunato. Per chi lavora nelle altre regioni le cose vanno molto peggio: la media italiana è di 10 mesi di attesa, 299 giorni per vedersi pagato il dovuto. Le cose vanno ancora peggio in Campania e Calabria, dove ci vogliono rispettivamente 771 e 925 giorni.  

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