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Bce, Mario Draghi conferma tassi di interesse al minimo storico (0,05%): "Se necessario misure non convenzionali"

Ignazio Stagno
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La Banca Centrale Europea lascia invariati i tassi di interesse. Nella tradizionale riunione del primo giovedì del mese, Eurotower ha optato per il mantenimento dello status quo, lasciando i tassi invariati al minimo storico dello 0,05%. Il tasso sui prestiti marginali e quello sui depositi bancari restano, rispettivamente, a 0,30% e -0,20%. I mercatI guardano alle parole di Mario Draghi, per capire come si muoverà Eurotower per evitare che la situazione economica peggiori. "I dati di novembre confermano le stime di una crescita più debole, dopo che nel terzo trimestre il Pil dell'Eurozona è salito dello 0,2% rispetto al trimestre precedente", ha affermato Draghi durante il suo intervento. Poi il presidente della Bce ha anche parlato dei movimenti sui prezzi: "Nei prossimi mesi sarà possibile un ulteriore calo dell'inflazione legato ai prezzi energetici particolarmente vigili sull'impatto degli ultimi sviluppi dei prezzi petroliferi sui trend di medio termine". Dopo le prime indicazioni del numero uno della Bce i mercati frenano e Milano registra la maglia nera. A Piazza Affari l'indice Ftse Mib cede l'1,35% a 19.708 punti, mentre Parigi flette dello 0,57%. In rosso anche i listini di Madrid -0,14%, Francoforte -0,19% e Londra -0,35%. Torna a salire anche il differenziale tra Btp decennali e Bund tedeschi che si attesta a 126 punti base con un rendimento del 2,02%. Le paure dei mercati sono legati anche alle stime dello staff di economisti della Bce che hanno tagliato le previsioni di crescita dell'eurozona, portandole a 0,8% per quest'anno (da 0,9% in settembre e 1% in giugno), all'1% per il 2015 (da 1,6% e 1,7% rispettivamente) e all'1,5% nel 2016 (da 1,9% e 1,8%). L'inflazione - Riviste al ribasso anche le previsioni sull'inflazione, che tra l'altro non tengono ancora conto del crollo dei prezzi del petrolio: Draghi assicura che "non tollereremo a lungo" la bassa inflazione. La Bce prevede di fare una revisione del quadro economico dell'Eurozona "all'inizio del prossimo anno" - che non equivale a dire gennaio, precisa Draghi - prima di decidere se armare il bazooka. "Se fosse necessario per affrontare ulteriori rischi di un periodo eccessivamente prolungato di bassa inflazione, il Consiglio direttivo resta unanime nel suo impegno per l'utilizzo di strumenti non convenzionali addizionali nell'ambito del suo mandato"  

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