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Confindustria: "In sei anni persi 700mila posti di lavoro"

Giorgio Squinizi, leader di Confindustria

Viale dell'Astronomia vede "spiragli" per la ripresa nel 2014, ma tratteggia un quadro da incubo. Al governo: "Bene le riforme, ma non bastano"

Andrea Tempestini
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Sei anni di crisi, un bilancio devastante: persi 700mila posti di lavoro. E' il bilancio tratteggiato dal Centro studi di Confindustria nel rapporto di giugno sulle previsioni economiche. Ma c'è anche uno spiraglio: Viale dell'Astronomia vede la fine della crisi. "Abbiamo toccato il fondo - si legge nel rapporto -. Ci sono nell'economia italiana qua e là segni di fine caduta e, più aleatorie, indicazioni di svolta". Nel 2014, insomma, l'Italia potrebbe tornare a crescere. Per Confindustria c'è un "mazzo misto di evidenze sparse che lascia solo intravedere l'avvio della risalita e non costituisce solide fondamenta per prevederla". Resta comunque la speranza. Pil rivisto al ribasso - I numeri, però, restano drammatici. Le previsioni a metà del 2013 rivedono "nettamente al ribasso" le stime sul Pil, e viene previsto un calo dell'1,9% per l'anno in corso (dal precedente -1,1%). Per il 2014 gli industriali limano le stime di crescita, da +0,6% a +0,5%. Da fine 2007 ai primi mesi 2013, sottolinea Viale dell'Astronomia, "le persone che hanno perso l'impiego ammontano a 700mila". Un numero che schizzerà a "817 mila per la fine del 2014". Secondo Confindustria il calo del dato statistico delle "unità di lavoro", con Cig e riduzioni orarie, "sfiorava 1,7 mln nel primo trimestre 2013 e sfiorerà 1,8 milioni nel secondo 2014". Sul governo Letta - Le responsabilità del disastro, secondo Confindustira, sono della politica: il dito è puntato contro le mancate riforme. Gli industriali tornano poi a chiedere un alleggerimento del carico fiscale: "La pressione fiscale tocca un picco storico nel 2013, 44,6% del Pil, e rimane insostenibilmente elevata nel 2014, specie quella effettiva (53,4% sottratto il sommerso dal denominatore)". Il Centro studi promuove le prime mosse del governo Letta. Con l'aggiustamento dei conti nel 2013 "nel 2014 non ci sarà ulteriore sottrazione di risorse dal circuito domanda-produzione-debito. E questo effetto sarà rafforzato dalle azioni del governo tutte orientate a promuovere la crescita, anche se rese molto selettive dalla scarsità di fondi, ma comunque rilevanti per l'impegno e la tensione verso il traguardo di far ripartire il Paese". Poi però arriva l'invito a fare di più: "Bene l'enfasi verso la crescita, ma le misure varate sono ancora molto limitate. Manca un piano - avverte il capoeconomista di Confindustria, Luca Paolazzi -. Le misure varate su lavoro e crescita avranno sicuramente un impatto, creare incentivi aiuta. Ma l'unca vera ricetta per creare lavoro - avverte - è rilanciare la crescita".

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