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Rcs, il piano di Elkann: fusione Corriere, Stampa e Secolo XIX e vendere tutto a Murdoch

Il presidente Fiat punta al matrimonio "nordista" per sistemarlo nell'impero del magnate australiano in cambio di una quota azionaria

Giulio Bucchi
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John Elkann ha preso il controllo di Rcs. Domanda: cosa ne farà? Risposta: valorizzerà i prodotti di punta per farci soldi. Sì, il presidente di Exor e di Fiat è convinto che con l'editoria (carta stampata compresa) si possa creare business. Come? Le ipotesi sono svariate. Ma tutte passano dall'alleanza con James Murdoch, figlio del magnate mondiale dei media Rupert, che in Italia controlla Sky.  Andiamo con ordine però. Rcs, così com'è genera solo perdite: circa un milione al giorno. L'aumento di capitale, che ha permesso appunto a Yaki di diventare primo azionista del gruppo milanese, deve ancora essere perfezionato. Sabato prossimo  si scopriranno i nuovi assetti: Diego Della Valle rimarrà all'8% o avrà rastrellato un po' di azioni dal pacchetto (15%) non esercitato dal defunto Rotelli? Magari sarà anche cresciuto, ma certamente Intesa, Pirelli, Fonsai  e Mediobanca sceglieranno di stare con Elkann. Per svariati motivi, in primis le potenzialità che potrebbe avere il titolo se i piani del nipote dell'Avvocato si realizzeranno. D'altronde il curriculum finanziario di John non può lasciare dubbi: «Negli ultimi dieci anni   abbiamo triplicato il valore della nostra accomandita di famiglia». Più 300%, mentre «l'indice mondiale delle Borse   è salito del 43% e quello italiano ha perso il 36%». Una sorta di nuovo Re Mida, insomma.  Dopo aver messo d'accordo tutti i nuovi soci di Rcs, si procederà con il piano industriale dell'ad Pietro Scott Jovane, che tuttavia è troppo puntato sull'austerity con incerti esiti sul fronte digitalizzazione. E poi c'è la questione spagnola che rischia di mangiare nel giro di pochi anni l'aumento di capitale (421 milioni) e prosciugare la linea di credito (560 milioni) per  tirare avanti. Quindi? Si dovrà inevitabilmente andare verso una fusione fra Rcs e la società che edita la Stampa, già di proprietà della Fiat. Nel mirino c'è inoltre il Secolo XIX di Genova, da poco guidato da Maurizio Scanavino, ex capo di Publikompass (la concessionaria della Stampa) e amico di Yaki. Le nozze potrebbero essere a tre. Ma su due piani: le testate rimarrebbero autonome, anche se  si studierebbero sinergie sulle strutture, i servizi e, soprattutto, le concessionarie di pubblicità. Rcs pubblicità (che raccoglie pure le inserzioni per il gruppo Riffeser, ovvero la Nazione, il Resto del Carlino e il Giorno) e Publikompass diventerebbero invece un'unica società, con la speranza di risparmiare decine di milioni. Sono infatti tutte in perdita e la crisi che non accenna ad abbandonare lo stivale non dà tante speranze. Ecco perché John Elkann vuole fare il salto: portare questo grande gruppo «regionale» -  in fin dei conti sarebbe il polo dell'informazione del vecchio triangolo industriale - in un gruppo mondiale, ovvero quello della famiglia Murdoch, dove Yaki ha già un posto nel consiglio d'amministrazione. Il progetto, tutto da valutare, sarebbe di un'incorporazione carta contro carta: Rupert e James non tirerebbero fuori un dollaro. Cederebbero una piccola quota del loro impero al loro amico John.  Sky? Per adesso non c'entra. Primo perché la proroga della legge Gasparri impedisce gli incroci azionari fra proprietari di emittenti televisive con editori di giornali, e poi perché lo stesso Murdoch ha spaccato in due il gruppo: carta stampata da una parte (Wall Street Journal, New York Post, Sun, Daily Telegraph, Sunday Times e altri centinaia), film e tv dall'altra (mondo Fox, BskyB, Sky, Twentieth Century Fox e altre centinaia di canali e società).    Elkann porterà tutta Rcs, la Stampa e il Secolo XIX dentro casa Murdoch? La discussione è aperta. Per prima cosa dovrà staccare le tre testate dalla Fiat, magari con una scissione delle attività editoriali, provando forse ad arricchire il parterre: perché non rilevare un canale dall'eventuale privatizzazione della Rai? In fondo il direttore generale di viale Mazzini è l'ex super manager Fiat, Luigi Gubitosi...  La tv però potrebbe essere usata come merce di scambio: con Murdoch, o Andrea Bonomi (patron di Snai, Bpm e Aston Martin) o De Benedetti o lo stesso Della Valle (ritornato in pista per La7, visto che fra due anni Cairo potrebbe mollare). In uscita dal nuovo gruppo targato Elkann potrebbe anche esserci la divisione libri, e addirittura  la Gazzetta dello Sport (anche qui mister Tod's è interessatissimo). A meno che non rientri in un altro mega progetto, congelato nel 2011: l'acquisto del Circus (con relativi diritti tv) della Formula Uno insieme proprio a James Murdoch, e al messicano Carlos Slim, l'ex uomo più ricco del mondo, re della telefonia «latina» e socio  - che fatalità - con Della Valle in Saks Fifth Avenue. Ecco, Slim potrebbe fare un pensierino a El Mundo e Marca, due grandi quotidiani spagnoli ora in crisi. Tuttavia - se è vero che il picco della crisi è passato in Spagna - i giornali iberici potrebbero fare bella figura nel nuovo gruppo targato J&J, James (Murdoch) e John (Elkann).  Domanda finale: come fa Yaki a essere così sicuro che con l'editoria si faranno i soldi? Beh, se un altro suo amico, ovvero «l'oracolo» Warren Buffett, ha appena comprato 80 giornali locali americani, vuol dire che il business c'è. Se poi tutta questa operazione costa solo 80-90 milioni al presidente di Fiat, può solo che guadagnarci. Intanto domani Fiat eserciterà l'opzione sul 3,3% di Chrysler in mano a Veba, in attesa di prendersi l'altro 41,5% e poter così arrivare al 100 per cento della casa americana. I soldi, come si vede, non mancano. di Giuliano Zulin

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