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Per abolire l'Imu alzano le tasse sulle sigarette

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Aumenteranno accise e acconti Ires e Irap se il gettito di alcune misure sarà inferiore a 1,5 miliardi

Sandro Iacometti
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La stangata è servita. Alla fine, tra sviste, smentite e riscritture, l'aumento di tasse è puntualmente arrivato anche questa volta. E non si tratta di bruscolini, perché tra clausole di salvaguardia e risorse per gli esodati da qui al 2016 nel decreto Imu pubblicato ieri in Gazzetta Ufficiale ballano circa 3 miliardi di euro che potrebbero essere tranquillamente sfilati dalle nostre tasche. Per quanto riguarda il 2013 gli oneri indicati nel testo ammontano a 2,93 miliardi. Di questi circa 300 milioni arriveranno dai tagli lineari di tremontiana memoria, altri 675,8 dalla riduzione di altre voci di spesa, 250 verranno prelevati dal Fondo per l'occupazione (lo stesso che viene incrementato di 500 milioni per finanziare la Cassa integrazione in deroga) e gli ultimi 300 da un trasferimento al Tesoro da parte della Cassa conguaglio del settore elettrico, che incamera gli incentivi pagati in bolletta e li redistribuisce alle imprese beneficiarie. E si arriva così agli ultimi 1,5 miliardi. Questi dovrebbero arrivare per 600 milioni dalla sanatoria sulle società che gestiscono le new slot e per 925 dall'Iva che si presume affluisca nelle casse dello Stato con l'anticipo di un'altra tranche di 10 miliardi dei debiti della Pa da restituire alle imprese. Quest'ultime due voci, che rappresentano da sole la metà della copertura complessiva del decreto per l'abolizione della prima rata Imu sull'abitazione principale e sul rifinanziamento della Cig, sono tutt'altro che certe e prevedibili così come ormai pretende la Commissione europea su ogni voce di spesa aggiuntiva varata dallo Stato italiano. Così, per evitare problemi con Bruxelles, che ha già storto il naso, annunciando un'attenta valutazione del provvedimento, il governo ha pensato bene di blindare le risorse necessari a finanziarie il decreto introdurre una bella clausola di salvaguardia.  Lo strumento è molto in voga negli ultimi anni in Italia. Ha accompagnato praticamente tutti gli interventi sul bilancio pubblico dal 2011 ad oggi, a volte con effetti devastanti che si ripercuotono sugli anni a seguire, come ad esempio l'aumento dell'Iva previsto per il prossimo novembre che il governo sta ancora cercando di scongiurare. A pagare, alla fine, è sempre il contribuente. Anche in questo caso. Il comma 4 dell'articolo 15 del decreto stabilisce infatti che se dal monitoraggio del ministero dell'Economia su Iva e sanatoria emerge un andamento delle entrate che non consenta di raggiungere gli obiettivi previsti, entro novembre prossimo il governo «stabilisce l'aumento della misura degli acconti dell'Ires e dell'Irap e l'aumento delle accise» quel tanto che basta a far quadrare i conti. In altre parole, tanto perché il provvedimento doveva essere tax free, nel giro di poco più di un mese potremmo ritrovarci con una ulteriore stretta per le imprese relativamente agli anticipi tributari e con l'ennesimo rincaro delle imposte su sigarette, alcol e benzina. E l'ipotesi non è così peregrina. Per quanto riguarda i giochi, i principali gestori di new slot hanno già fatto sapere che non hanno alcuna intenzione di aderire ad una sanatoria su multe che sono ancora oggetto di contenzioso con l'Erario. Tanto più che dal 2007 ad oggi la somma richiesta dallo Stato è passata dalla cifra monstre di 98 miliardi a 2,5, di cui il governo ne pretende adesso solo 600. Vista così, la speranza delle società di non dover cacciare un euro non appare così assurda. Quanto ai pagamenti della Pa, lo scorso aprile il direttore del Dipartimento studi e ricerche economico fiscali del ministero dell'Economia, Giovanni D'Avanzo, quantificava in 600 milioni l'extragettito derivante dalla tranche di 20 miliardi prevista per il 2013. È lecito, quindi, quantomeno dubitare che da altri 10 miliardi possa arrivare una dote aggiuntiva di Iva di circa 1 miliardo, considerato che le imprese più grandi (che non hanno l'Iva per cassa) le fatture le hanno già emesse da tempo.       E non è finita. Intanto, dopo la pasticciata retromarcia del governo sulla reintroduzione dell'Irpef al 50% per le seconde case sfitte, le imprese si sono viste sfilare da sotto il naso, per esigenze di copertura, la deducibilità dall'imponibile del 50% dell'Imu. Ma il bello, per così dire, arriva sulla contabilità dei prossimi anni, dove il decreto prevede altri oneri rispettivamente per 533,3 milioni (2014), 617,1 milioni (2015) e 486,1 milioni (2016). Si tratta delle risorse per gli esodati (150 milioni l'anno) e del costo di altre esenzioni sull'Imu (ad esempio le case invendute delle imprese costruttrici) che avranno effetto anche dopo il 2013. Ebbene, se gli 1,5 miliardi per quest'anno sono appesi all'andamento delle entrate, gli 1,5 che dovranno arrivare da qui al 2016 sono già decisi. All'articolo 12 si prevede infatti che il tetto della detraibilità fiscale (al 19%) delle polizze vita scenda dagli attuali 1.291 euro a 630 euro per il 2013 e a 230 dal 2014. In soldoni, secondo quanto indicato dal decreto, si tratta per i contribuenti di maggiori imposte quantificate in 458,5 per il 214, 661 per il 2015 e 490 per il 2016. Tanto per gradire. (leggi, in sintesi, tutti gli aumenti)  Sandro Iacometti twitter@sandroiacometti   

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