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Deficit, Ue avverte l'Italia: "Se non sarà il 3%, serviranno misure". Qua torna l'Imu

Giulio Bucchi
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Manovre-bis, correzioni, ritorno dell'Imu. Sono nubi minacciose quelle che si addensano sui conti dell'Italia, e un soffio decisivo lo sta dando l'Unione europea. Il nodo è sempre quello: il tetto del deficit al 3% del Pil. "Un deficit al 3,1% è diverso da un deficit al 3%", fanno sapere fonti Ue. E se domani l'aggiornamento delle stime del Def confermerà il 3,1% "serviranno misure per riportarlo al 3%". Certo, spiegano, la Commissione Ue è stata "già rassicurata da Fabrizio Saccomanni sulle misure che saranno prese per non sforare il 3%". Ma il ministro dell'Economia, così come il premier Enrico Letta, non possono al momento garantire su come quello sforamento decimale verrà compensato. L'impressione, anche viste le ultime intempestive dichiarazioni del vice di Saccomanni, Stefano Fassina (Pd), è che più che una manovra-bis arriverà la tanto sbandierata "abolizione dell'abolizione" dell'Imu. Il "piano Fassina" prevederebbe una tassazione sulla prima casa limitata al 10% dei proprietari, quelli cioè in possesso di abitazioni di pregio. "Incasseremmo 2 miliardi", ha fatto sapere l'esponente democratico. Il contrappasso è una inevitabile crisi politica, visto che il Pdl sul fronte Imu non ci sente: "Se la rimettono, cade il governo", è stato l'ammonimento di Renato Brunetta. Musica per le orecchie di buona parte del Pd: far fuori Berlusconi, finire le larghe intese e rimettere l'Imu in un colpo solo. Troppa grazia. Baretta: "Niente manovre aggiuntive" - Il nodo è complicato anche dalla questione Iva. L'aumento dell'imposta dal 21 al 22% è dietro l'angolo e potrebbe partire già dall'1 ottobre, con un miliardo secco nelle casse dello Stato nel 2013 e altri 4 il prossimo anno. Se si vuole scongiurare questa ipotesi, ora con l'allarme dell'Ue la mancata (parziale) abolizione dell'Imu da rischio sta diventando una certezza. "Bisogna che sia chiaro che consolideremo i vincoli del 3% sul Pil anche se richiederà un piccolo aggiustamento - spiegava a Radiouno Rai Pierpaolo Baretta, sottosegretario all'Economia anche lui del Pd. "I conti finali li faremo oggi, se i numeri confermeranno questo  elemento non c'è dubbio che, anche se non servirà una vera manovra correttiva, avremo bisogno di aggiustamenti, e questi aggiustamenti implicano delle risorse finanziarie". Dunque i numeri circolati finora, di una correzione di circa 1/1,5 miliardi, non sono irrealistici: "Noi in  questi mesi abbiamo fatto delle operazioni importanti tra cui i pagamenti della pubblica amministrazione e alcuni decreti a sostegno dell'economia, quindi non c'è stato un blocco nell'impegno di risorse - ha spiegato Baretta -. Confermo che non supereremo il 3% del rapporto deficit/pil, anche se sarà necessario qualche aggiustamento. Credo di poterlo dire per conto di tutti noi al Ministero dell'Economia e per tutto il governo. C'è un vincolo con l'Europa preso dai governi precedenti, lo rispetteremo". Più che Letta e Saccomanni, forse conviene ascoltare quel che dice Olli Rehn.  di Claudio Brigliadori

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