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Pensioni, stop agli aumenti per gli assegni sopra i 3.000 euro. Dismissioni col trucco

Da sinistra, Saccomanni, Letta e Giovannini

Giulio Bucchi
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Salta la tassa sulla casa? Il governo si butta sulle pensioni, stoppandone gli aumenti. La proposta arriva dal ministro del Lavoro Enrico Giovannini: nel 2014 aumenti bloccati per le pensioni sopra i 3.000 euro lordi in virtù del congelamento dell'aggancio al costo della vita. Tradotto: niente aumenti per gli assegni superiori a "sei volte il minimo", che sono 600mila su un totale di 23 milioni di pensioni. Come spiegato dal Ministero, per importi fino a 3 volte il minimo l'indicizzazione sarà piena (100%), per gli importi oltre 3 fino a 5 volte il minimo sarà del 90%, mentre per gli importi oltre 5 fino a 6 volte il minimo l'indicizzazione sarà del 75 per cento. Ad esempio, chi percepirà una pensione di 4.000 euro, godrà dell'indicizzazione fino a circa 3.000 euro, mentre i restanti 1.000, spiegano dal Ministero, non saranno rivalutati. Non una stangata, dunque, ma in ogni caso una scorciatoia per trattenere soldi nelle casse dello Stato. Dismissioni "col trucco" - Come sempre, l'alternativa più automatica (la spending review e i tagli ai costi superflui della macchina burocratica) è anche quella più complicata e politicamente difficile. C'è innanzitutto la grana del deficit al 3% imposto dall'Unione europea. L'Italia è attualmente al 3,1% e serve una "manovrina" per evitare l'infrazione. Mancano all'appello 1,6 miliardi, che il governo ha intenzione di trovare tagliando le spese dei Ministeri e dismettendo una prima, ridotta tranche di immobili pubblici. Dismissioni col trucco, perché ad acquistare gli immobili dovrebbero essere società legate allo Stato ma fuori dai bilanci pubblici come Sgr (società di gestione del risparmio della Cassa depositi e prestiti) e Invimit (legata al Tesoro). La vera campagna di dismissioni dovrebbe cominciare tra qualche settimana, una volta approvata la legge di stabilità.

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