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Iva, casa, risparmi e patrimoniEcco dove si preparano a colpirci

Dopo Monti e letta quello di Renzi a "trazione Padoan" sarà un altro governo delle tasse. Si Salvi chi può

Matteo Legnani
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Un probabile inasprimento della tassazione sui consumi (leggasi: accise sulla benzina più salata e rialzi dell'Iva). Nessun alleggerimento del prelievo fiscale sugli immobili, semmai un ulteriore aggravio con l'avvento della Tasi e della Tari (che insieme fanno la Iuc) da giugno prossimo. Ancora: una stangata sulle rendite finanziarie, oggi colpite con un balzello con aliquota al 20% destinata a salire fino al 24-25% più vicina, si dice, alla media europea. E un colpetto pure alle imposte sulle eredità. Sullo sfondo, poi, c'è la patrimoniale, cioè una botta secca sugli asset finanziari e immobiliari delle famiglie.  Le carte in mano al nuovo ministro dell'Economia, Pier Carlo Padoan, sono queste.  Cercando di ricostruire il «pensiero» del nuovo inquilino di via Venti Settembre salta fuori la sua avversione per i tributi che gravano sui redditi da lavoro, ma anche una certa propensione a picchiare su beni e acquisti. «Ci sono tasse più dannose allo sviluppo (sulle imprese e sul lavoro) - queste le parole del neo ministro - e altre meno dannose, come quelle sui consumi e sui patrimoni». Padoan oggi giura al Quirinale - ieri era di rientro da Sydney e non ha fatto in tempo - e poi andrà subito a occupare la scrivania di Quintino Sella. Il suo predecessore, Fabrizio Saccomanni, non senza celare malcontento per il «licenziamento», ha scritto su twitter che lascia a Padoan un terreno fertile, già seminato. Sul sito del Tesoro, il ministro uscente, ieri sera, ha pure pubblicato una sorta di «memo»   del lavoro svolto e poi ha annunciato di aver appena sbloccato 20 miliardi di euro per ridurre i debiti della pubblica amministrazione con le imprese.  Padoan si occuperà anche dei pagamenti della pa, ma il suo obiettivo numero uno è intervenire con una sforbiciata netta sul cuneo fiscale. Obiettivi che, peraltro, il ministro ha messo nero su bianco nell'ultimo documento firmato come vicesegretario Ocse e destinato proprio all'Italia. Una sorta di indirizzo programmatico. Per abbassare le tasse sul lavoro, però, servono risorse. E la copertura finanziaria, come sempre, va messa insieme o con tagli alla spesa pubblica o con nuove tasse. Non c'è dubbio che il titolare dell'Economia metterà mano agli sprechi del bilancio pubblico. Tuttavia, non è chiaro il destino di Carlo Cottarelli, il superconsulente chiamato da Saccomanni a ridurre la spesa extra. Secondo alcune indiscrezioni, il nuovo Primo ministro, Matteo Renzi, sarebbe intenzionato a creare una cabina di regia a palazzo Chigi, probabilmente per dare più potere al sottosegretario, Graziano Delrio.  Un percorso, quello individuato dal premier, che corre il rischio di allungare - e non di poco - i tempi della spending   review. Il piano di Cottarelli prevede di risparmiare 32 miliardi entro il 2016. Ma la scadenza potrebbe essere spostata in là nel tempo. Ragion per cui, Padoan non avrà molte alternative: per ridurre il peso del fisco sulle buste paga, dovrà alzare la pressione tributaria sul versante dei consumi e dei patrimoni. di Francesco De Dominicis

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