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Mario Draghi affida il taglio delle tasse ai partiti? Tanti auguri, sarà un Vietnam

Francesco Specchia
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Proprio vero, il diavolo si annida nei dettagli. Per esempio, nel testo della legge di bilancio, la destinazione degli 8 miliardi di «taglio delle tasse» (Draghi dice «12 miliardi», ma è un'illusione semantica che calcola il taglio delle bollette e altre amenità) all'anno dal 2022 sarà "dettagliata" nell'iter parlamentare. Ergo, il premier ha stabilito il taglio, ma dove tagliare devono deciderlo i partiti. Quel drago di Draghi ha così raggiunto due obiettivi: consegnare la manovra entro i termini prefissati facendo un figurone con tutti specie con l'Europa; e passare la patata bollente dei "dettagli" all'aula sorda e grigia che, specie in questi giorni, non perde occasione per incasinarsi da sola. Auguri. Lavarsene le mani, lasciando le decisioni alla «sovranità del Parlamento» che si lamenta sistematicamente di sentirsi bypassato, è una mossa geniale e al contempo pericolosa. Draghi ricorda il poeta veronese Berto Barbarani quando diceva dei bambini di cui era precettore «Lassa che i zuga...»: lasciate che giochino, ché alla cose serie ci penso io. Sicché, abituati dal presidente del Consiglio a non toccare più palla sulle decisioni cruciali, finora i partiti galleggiavano sulle querelle ideologiche, e giochicchiavano a piantare bandierine. Ora si trovano davanti ad un atto imprevisto di responsabilizzazione. E sarà curioso osservare che tipo di accordo potrà raggiungere sulle tasse - si parla di quasi 40 miliardi dal 2022 al '24 - un Parlamento in disaccordo su quasi tutto. Le posizioni dei membri della maggioranza sono variegate e multicolori tra sforbiciate all'Irap (che si vorrebbe perfino abolire), all'Irpef e al mitico cuneo fiscale. Esempi.

 

 

MINACCIA INFLAZIONE
Il Pd e Leu spingono per un intervento sui redditi bassi anche «perché sono i più minacciati dall'inflazione». Di qui la proposta di intervenire sull'Irpef e «sul cuneo fiscale per rendere più pesanti le buste paga», dice Antonio Misiani responsabile economia Pd; mentre, per quanto riguarda le imprese pensa invece alla cancellazione del contributo Cuaf, quello per gli assegni al nucleo familiare che «oggi è a carico delle imprese». Il Movimento 5 Stelle preferisce l'intervento sui redditi medi. «Sull'Irpef, se non si riuscirà a intervenire sulle aliquote, sarà necessaria una redistribuzione» secondo Daniele Pesco, presidente commissione Bilancio Senato «e poi va fatto molto per gli autonomi:». La Lega si butta sul taglio dell'Irap e sull'«alzare il tetto delle flat tax» (Salvini) favorendo sempre lavoro autonomo e imprese per le quali, alla vigilia della scadenza delle cartelle esattoriali serva una «rottamazione quater». Dalla parti di Forza Italia ci si concentrerebbe sul cuneo fiscale, come d'altronde sostenuto tenacemente da Confindustria; e «questo significherebbe più capacità per le imprese di investire, e più capacità per le famiglie di spendere», afferma Massimo Ferro responsabile economico azzurro. Italia Viva, infine, vedrebbe gli 8 miliardi di tagli distribuiti tra la sparizione dell'Irap, «tre miliardi per abolirla alle società di persone, ditte individuali, società di professionisti con autonoma organizzazione, autonomi non forfettari. A questo, si dovrebbe affiancare, a parità di gettito - cioè alzando l'Ires - anche l'abolizione dell'Irap per le società di capitali», sottolinea Luigi Marattin responsabile renziano Economia, aggiungendo «che 5 miliardi vadano a ridurre l'aliquota Irpef del 38%, che inizia a gravare sui redditi eccedenti i 28mila euro». A ciò si aggiunga che, nella medesima bozza della Legge di bilancio senatori e deputati avranno a disposizione 500 milioni per le modifiche alla manovra stessa, grazie a un «aumento del Fondo per le esigenze indifferibili di mezzo miliardo l'anno».

 

 

ESIGENZE INDIFFERIBILI
Ora, io non ho ancora afferrato bene il concetto di "esigenza indifferibile". Ma, ad occhio, calcolo una dote parlamentare salita a 700 milioni per definire altre esigenze, altri sogni, altre prebende del nostro bel Parlamento. Bello. Tutto bellissimo. Ma. Ma ora, a parte il fatto che lo strombazzato alleviamento del carico fiscale rappresenta appena il 3,5%-4% del gettito annuale totale delle tasse calcolato in circa 190 miliardi di Irpef e 25 miliardi di Irap (ma piuttosto che niente meglio piuttosto, si dice a Milano); be', il vero busillis sta nel capire dove indirizzare le forbici, specie considerata la selva delle suddette proposte. I partiti hanno altro per la testa: si schiantano sul Ddl Zan trasformando l'aula in un sanguinoso campo di battaglia; s' intestardiscono sulle strategie per la Presidenza della Repubblica; si schierano su feticci ideologici allo stato dei fatti abbastanza indifendibili,Quota 100 e Reddito di cittadinanza; mescolano i loro umori a quelli delle piazze; pensano al modo migliore per accodarsi o scontrarsi con i sindacati (mutilati) pronti a scendere nelle piazze. Che nelle loro mani finiscano quegli 8 miliardi, caro presidente, ci pare un azzardo... 

 

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