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Mario Monti dà ragione a Meloni: il superbonus una truffa colossale

Mario Monti

Sandro Iacometti
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Qualcuno negli ultimi mesi ha provato a farci credere fosse solo un pietoso alibi del governo che non sa far di conto. Il superbonus colpa di tutti i mali e di tutti i buchi di bilancio? Macché, ci raccontava la sinistra supportata da documentati e autorevoli studi “scientifici”. Gli sconti sull’edilizia hanno spinto il pil, creato occupazione, dato una spinta all’intero Paese. Insomma, una manna dal cielo. E il ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti lo considera “radioattivo” solo perché non riesce a far quadrare le finanziarie. Poi sono arrivati non i soliti ciarlatani di centrodestra, ma gli esperti di Bankitalia, dell’Istat e dell’Ufficio parlamentare di bilancio a spiegarci che, sì, i conti pubblici stanno andando in malora proprio per colpa del superbonus, che ha dato origine ad una spesa pubblica enormemente superiore ai calcoli effettuati inizialmente quando la misura è stata messa in campo. La differenza tra i risultati e le attese «è stata macroscopica e senza precedenti», ha detto l’Upb, che ha calcolato un impatto sul rapporto debito/pil dello 0,5% annuo fino al 2023 e addirittura dell’1,8% nel triennio successivo.

Certo, il superbonus piaceva a tutti e tutti lo hanno difeso e votato in Parlamento. Le responsabilità sono dunque diffuse. Ma quando la misura è stata introdotta, con la prospettiva dichiarata dall’allora premier Giuseppe Conte di poter ristrutturare la propria casa «gratuitamente», l’impatto prospettato sui conti pubblici dall’allora ministro dell’Economia, oggi sindaco di Roma del Pd, Roberto Gualtieri, era assai diverso da quello con cui bisogna fare i conti oggi. «Il costo atteso», ha spiegato Bankitalia «era complessivamente pari a meno di 2 punti percentuali del prodotto. I crediti maturati nel 2021 e nel 2022 sono invece ad oggi stimabili, sulla base di informazioni ufficiali, nell’ordine rispettivamente dell’1 e di quasi il 3 per cento del prodotto». In due anni già siamo al doppio. Ma il bello deve ancora arrivare, perché nel 2023 l’impatto ammonta al 3,7% del pil. E a questi costi, dicono da Via Nazionale, «complessivamente già pari a quasi l’8 per cento del pil (circa 170 miliardi, ndr), si aggiungeranno quelli derivanti dai crediti relativi al biennio 2024-2025, il cui importo è di difficile valutazione allo stato attuale». Insomma, un devastante buco nero le cui dimensioni neanche Stephen Hawking sarebbe stato in grado di immaginare. Ma il punto, per quanto rilevantissimo, non è solo questo. Il problema è che, tanto per cominciare, «dal punto di vista ambientale, il rapporto tra costi e benefici risulta sfavorevole». Affermazione di Bankitalia non difficile da confermare. Nel complesso il Superbonus, stando ai dati di qualche mese fa, ha riguardato circa 74mila condomini, 237mila edifici unifamiliari, 115mila unità indipendenti e sei castelli. In percentuale si tratta del 3,5% degli edifici residenziali presenti in Italia. In altre parole, i contribuenti hanno speso 200 miliardi per consentire ad appena il 3,5% dei proprietari di casa di rendere l’appartamento energeticamente sostenibile. Ed ecco la questione politica: che tipo di intervento è quello che toglie a tutti per favorire pochi? Come ha detto Giorgia Meloni domenica nel suo intervento alla conferenza programmatica di Fdi, si tratta della «più grande patrimoniale al contrario mai fatta in Italia, la più grande manovra redistributiva della ricchezza dalle fasce più deboli a quelle più ricche». La solita propaganda del premier?

 



Liberi di pensarlo. Però, toh, ieri sul Corriere della Sera il professor Mario Monti, certo non un uno che va a fare il saluto romano ad Acca Larentia né che vuole orbanizzare l’Italia, ha spiegato che «tutti coloro che hanno votato per il superbonus hanno votato per un’imposta patrimoniale sulla casa, ma a rovescio, con il contribuente che paga un trasferimento di ricchezza dei proprietari di casa, i quali mediamente hanno una situazione di reddito e di ricchezza migliore di quella della generalità dei contribuenti». Il che, secondo l’ex premier che ha tanti difetti ma qualcosa di economia ci capisce, «ha determinato una grossa redistribuzione del reddito, perversa sotto ogni profilo». Ora, sicuramente qualche tecnico dovrà chiarire il perché di proiezioni economiche talmente sballate, ma nel frattempo Pd e M5S dovrebbero assumersi la responsabilità politica della più grande truffa contro i poveri mai messa in atto da un governo. O almeno tacere.

 

 

 

 

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