Cerca
Logo
Cerca
+

Chavez rieletto presidente del VenezuelaGovernerà fino al 2019

Le urne gli hanno dato ragione per la quarta volta di seguito: ha battuto il leader dell'opposizione con il 54% dei voti

Nicoletta Orlandi Posti
  • a
  • a
  • a

Affacciato al balcone di palazzo Miraflores, Hugo Chavez ha celebrato la sua rielezione a presidente del Venezuela. Per la quarta volta le urne gli hanno dato ragione: ieri ha battuto il suo avversario, il candidato unico dell'opposizione Henrique Capriles, con il 54,42% di preferenze ((7.444.082 voti) in una giornata elettorale storica che ha visto un'affluenza record all'80,94%.  "E' stato un "giorno memorabile" che lo ha condotto ad una vittoria "perfetta", ha detto il presidente che ha chiesto a Dio "vita e salute". Senza citare direttamente il suo avversario Herique Capriles, si è poi complimentato con l'opposizione "perchè ha riconosciuto la verità della mia vittoria, la vittoria del popolo" e ha invitato i suoi avversari al dialogo.Chavez ha voluto tributare un "riconoscimento speciale" ai dirigenti dell'opposizione, perchè "non hanno prestato il fianco a piani di destabilizzazione". "Abbiamo dato una lezione al mondo su ciò che sono il Venezuela e il popolo venezuelano", ha detto il presidente. "Abbiamo dimostrato che la nostra democrazia è una delle migliori del mondo", ha aggiunto Chavez, che ha poi assicurato di aver vinto in 23 dei 23 stati, oltre che a Caracas. Il nuovo governo, ha affermato, "comincia oggi stesso". E resterà in carica fino al 2019. La malattia - Spavaldamente, com'è nel carattere del personaggio, alla vigilia del voto aveva detto di   contare su una vittoria con il 70% dei consensi. Ma il 54% ottenuto nelle urne ha comunque  riaffermato che a partire dal 2 febbraio 1999, data della sua  prima elezione, l'unico nemico veramente in grado di batterlo e fermare la sua "Rivoluzione bolivariana" è stato il cancro. La malattia, della quale pochissimo si è parlato nel corso della campagna elettorale e che a lungo lo aveva tenuto lontano, a partire dalla metà dello scorso anno, dalla scena pubblica. Nemmeno i discutibili risultati economici della sua gestione, più che gli avversari politici che in questi anni di dominio quasi   incontrastato hanno tentato di fermare la sua marcia, hanno convinto   la maggioranza dei venezuelani a voltargli le spalle. Il populismo di Chavez, sostenuto comunque dai miliardi di dollari dei proventi del petrolio (un barile valeva 8 dollari nell'anno della sua prima elezione, oggi ne vale 100) ha ancora una volta vinto, nonostante l'inflazione al 27% e il tasso di criminalità a livelli ormai incontrollabili, per citare due degli indicatori più preoccupanti dell'attuale situazione venezuelana. Spesso sottovalutato - Emerso come una figura a tratti folcloristica e spesso sottovalutato da quanti, in questi anni, hanno osservato con   sufficienza i cambiamenti in corso in America Latina, Chavez ha saputo conquistarsi uno spazio sulla scenza internazionale. Le sue alleanze con la Cuba castrista, alla quale fornisce petrolio a prezzi di favore, o con l'Iran di Mahmoud Ahmadinejad, in chiave anti americana, hanno più volte suscitato le ire di Washington.  Il suo "socialismo del Ventunesimo secolo" è   stato di ispirazione anche per altri leader della regione, come Evo Morales in Bolivia e Rafael Correa in Ecuador. Memorabile una sua apparizione alle Nazioni Unite, nel 2006, quando rivolgendosi alla Assemblea Generale, disse di sentire "odore di zolfo", poichè   l'allora presidente Usa, George W. Bush, definito "il diavolo"appena il giorno prima aveva parlato dallo stesso palco. Dal golpe alle elezioni - Il primo tentativo di scalata al potere di Chavez risale al 1992, quando guidò un colpo di stato militare, fallito. Nel 1999 la prima travolgente   vittoria elettorale. Nel 2002, per poche ore, subì un tentativo di colpo di stato e tra il 2002-2003 affrontò un devastante sciopero generale che mise in ginocchio il Paese, costringendo il Venezuela, tra i più ricchi produttori al mondo, a importare petrolio   dall'estero. Chavez superò anche l'ostacolo di un referendum nel 2004, per   poi arrendersi, nel 2007, all'unica vera sconfitta politica della sua arriera, perdendo di misura la consultazione popolare nella quale chiedeva al Venezuela il giudizio su una serie di riforme in chiave   autoritaria da lui proposte. Il percorso che lo porterà, con questo quarto mandato, a celebrare nel 2019 i 20 anni di potere, non si annuncia però facile e le classi popolari che ieri, ancora una volta, gli hanno dato fiducia, si aspettano di raccogliere finalmente frutti concreti dalla sua "Rivoluzione".

Dai blog