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Al-Sisi è il nuovo MubarakEcco chi è il padrone dell'Egitto

Generale come tutti i suoi predecessori fin da Sadat, ha ordinato la repressione dei campi di resistenza dei Fratelli musulmani e ora ha in mano il paese

Matteo Legnani
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All'indomani della feroce repressione che ha causato solo al Cairo quasi 500 vittime (ma i Fratelli musulmani dicono che sono 4.500), l'Egitto scopre di avere un nuovo "uomo forte". E' il generale Abdul Fattah Al-Sisi, capo supremo delle forze armate, vicepresidente del Consiglio dei ministri e capo delle forze armate. E' lui che ha ordinato a soldati e carri armati di aggredire i due "campi di resistenza" allestiti dai Fratelli musulmani nelle due piazze cairote di Nahda e Rabaa. Ed è lui il nuovo padrone dell'Egitto. Come lo erano stati prima Nasser, Sadat e Mubarak. Tutti militari e tutti generali come lui. Perchè hai voglia di parlare di democrazia e di liberalismo, come piace fare ai governi occidentali, in primis quello di Barack Obama. L'Egitto, dalla fine del regime coloniale, è di fatto controllato da poche centinaia di famiglie, che usano l'esercito per tenere sotto controllo cento milioni di persone che vivono sparse in un paese con enormi spazi e pochissime infrastrutture. E le famiglie dell'oligarchia cairota non sono nè quelle della prima piazza Tahir, animata da personaggi alla El Baradei (che si è dimesso giusto ieri dal ruolo di vicepresidente), nè quelle che sostengono Mohamed Morsi. La sua, si capisce sempre meglio, è stata solo una parentesi del dopo Mubarack, prima dell'arrivo di un nuovo uomo forte. Al Sisi, 59 anni, ha fatto esperienze militari all'estero prima negli Usa e poi in Arabia Saudita ed è un musulano devoto che alle donne di famiglia fa indossare il foulard. Ma come Mubarak prima di lui e Nasser e Sadat ancora prima, non tollera l'inefficienza e il protagonismo di una organizzazione (i Fratelli musulmani) che assomiglia a una setta. Era stato lui, Al Sisi, all'indomani della caduta di Mubarak e dopo le elezioni, ad appoggiare l'ascesa e il consolidamento di Mohamed Morsi. Oggi è lui che lo ha messo da parte e ha preso nelle sue mani le sorti dell'Egitto.

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