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Coronavirus "scappato" dal laboratorio, l'esperto di Biden: "Ricerche aggressive a Wuhan, cos'è successo"

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Fino a qualche tempo fa palesare dei sospetti sull’origine naturale del coronavirus era ritenuto complottismo. E invece negli ultimi giorni il dibattito si è completamente ribaltato, da quando i democratici degli Stati Uniti hanno avvalorato la tesi secondo cui il Covid sarebbe sfuggito involontariamente da un laboratorio di virologia di Wuhan. Jamie Metzl è un esperto di tecnologia e geopolitica vicino a Joe Biden, essendo stato vicedirettore del suo staff nella commissione Affari Esteri del Senato, che fin dall’inizio del 2020 ha sostenuto che “la fonte più probabile della crisi del coronavirus potrebbe essere la diffusione accidentale da uno degli istituti di Wuhan”. 

 

 

Intervistato dal Corriere della Sera, Metzl ha spiegato che “la scienza mostra che Pechino mentiva nel dire che il virus provenisse dal mercato di Wuhan”. E in merito alle accuse che Donal Trump aveva rivolto a Cina e Oms, a suo dire erano riconducibili al fatto che l’ex presidente avesse bisogno di “compensare il fallimento catastrofico della sua amministrazione nella crisi, ma ciò non significa che non vada verificata la veridicità di tutte le affermazioni”. Tra l’altro Metzl fu criticato anche dagli stessi democratici e anche da “alcuni importanti scienziati che scrissero che l’ipotesi più probabile era l’origine naturale”, accusando chiunque sostenesse il contrario di essere complottista. 

 

 

Invece Metzl attribuisce una probabilità dell’85 per cento al coronavirus “scappato” da un laboratorio: “L’ipotesi dell’incidente in laboratorio è più valida - ha spiegato al Corsera - perché sappiamo che il precursore del virus Sars-CoV-2 è stato trovato nei ‘pipistrelli ferro di cavallo’, che non si trovano a Wuhan, ma lì si trova l’unico istituto cinese di virologia di livello 4, con la più ampia collezione di ricerche sui coronavirus dei pipistrelli; e perché il virus si è manifestato già perfettamente adattato alle cellule umane: in quell’istituto si tenevano ricerche aggressive, con il fine di arrivare a cure e vaccini. Ritengo altamente improbabile - ha concluso nell’intervista al Corsera - che lavorassero a un’arma biologica”. 

 

 

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