Federico Rampini, Davide Giri e la vergogna americana: "Cosa scrivono dell'afroamericano"
Davide Giri è il ricercatore italiano che è stato ammazzato mentre rientrava alla Columbia University da Vincent Pinkney, un 25enne afroamericano che appartiene a una delle peggiori gang di New York. L’assassino è un pregiudicato, arrestato diverse volte per aver commesso crimini violenti: si trovava a piede libero nonostante fosse sospettato di aver commesso un’aggressione di recente. Non solo, perché la sera in cui ha ucciso il ricercatore italiano avrebbe potuto fare una strage.
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Dopo aver pugnalato Davide Giri, il 25enne malavitoso ha ferito un turista Italiano a poca distanza dal luogo del delitto, dopodiché aveva tentato di aggredire anche una coppia a Central Park. Insomma, si tratta di un soggetto violento ed estremamente pericoloso, che non a caso fa parte di una delle più feroci gang newyorchesi. Eppure questa vicenda non ha trovato spazio sul New York Times, che è il punto di riferimento per la città e per gli Stati Uniti in generale.
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Federico Rampini ha condiviso la sua riflessione a riguardo sulle colonne di Repubblica: “L’interesse del quotidiano, e il vigore investigativo messo in campo, sarebbero stati diversi se le parti fossero state rovesciate. Se cioè la vittima fosse stata afroamericana e l’omicida un bianco; a maggior ragione se quel bianco fosse stato membro di qualche organizzazione che predica e pratica la violenza, per esempio una milizia di destra. La tragedia sarebbe finita in prima pagina, un team di reporter sarebbe stato mobilitato per indagare l’ambiente dell’omicida, la sua storia e le sue motivazioni”.
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