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Volodymyr Zelensky fatto fuori da Iryna? Tam tam a Kiev, "perché sarà lei il capo della nuova Ucraina"

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Dai tailleur alla mimetica. E forse, presto, alla guida dell'Ucraina. La guerra ha lanciato in orbita Iryna Vereschuk, 42 anni, vicepremier e ombra del presidente Volodymyr Zelensky e secondo fonti molto accreditate a Kiev possibile, nuova guida del Paese nella transizione dopo l'invasione russa. Sono ore drammatiche per il Paese, Zelensky è il simbolo internazionale della resistenza, i suoi video-messaggi alla Camera dei Comuni di Londra come in piazza a Firenze catalizzano le attenzioni del mondo. Ma l'unico membro del governo a esporsi pubblicamente, sia pure mantenendo nel più stretto riserbo il luogo in cui sta operando e vivendo, è proprio la Vereschuk, vice del presidente. 

 

 



Nativa di Leopoli ma lontana dai toni nazionalisti spesso alimentati proprio nell'Ovest dell'Ucraina, Iryna si era spesa in passato in una durissima presa di posizione contro il patriota di estrema destra Stepan Bandera, filonazista. "È un eroe per la maggior parte della società, un'immagine del nazionalismo. Ma dovrebbe essere chiaro che questa figura storica non troverà mai posto nel pantheon degli eroi ucraino". Parole come musica per Vladimir Putin, che per la propaganda russa ha motivato la guerra in Ucraina con l'obiettivo di "de-nazificare" il Paese. La progressione politica della Vereschuk, eletta nel 2018 con il partito di Zelensky, è stata fin qui inarrestabile e ora la guerra potrebbe (drammaticamente) esserne l'incoronazione internazionale.

 

 

 

 

 

 

"Due sono gli indizi - scrive il Corriere della Sera - che potrebbero fare di Vereschuk una figura chiave in un possibile processo di transizione, se il governo dovesse spostarsi a Ovest". Ad esempio, una sua dichiarazione pubblica del 2013: "Putin? Se avessimo un politico del genere lo voterei. Fa del bene alla Russia. Agisce nell'interesse del suo Paese. Che ogni presidente difenda il suo Paese in questo modo. È naturale!". Poi arrivò la rivolta anti-russa di piazza Maidan, la guerra nel Donbass. Insomma, un altro mondo. Nel 2019 attaccò la Nato: "Stiamo bussando ad una porta chiusa e perdendo la nostra reputazione. Non possiamo andare dove non ci vogliono". Parole che ora potrebbero rappresentare un passe-partout per garantire all'Europa e allo stesso Putin una Ucraina forse meno libera, ma sicuramente "neutrale". E neutralizzata.

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