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Steve Hanke contro Joe Biden: "Il presidente peggiore". Un terremoto negli Stati Uniti

Carlo Nicolato
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Inflazione? Steve Hanke, negli anni "80 giovane consigliere economico del presidente Ronald Reagan, attualmente professore di economia applicata alla Johns Hopkins University di Baltimora, non ha dubbi sulla sua origine. E la guerra contro Putin, nonché il prezzo del petrolio e i problemi della catena di approvvigionamento c'entrano poco: «Queste argomentazioni spiegano piuttosto perché il presidente Biden e gli esperti della Federal reserve non sono stati in grado di anticipare l'enigma dell'inflazione a cui ci hanno costretto i loro passi falsi».


Si spieghi meglio professore.
«Non abbiamo un problema di inflazione globale. L'inflazione è sempre e ovunque un fenomeno monetario generato dalla creazione di denaro in eccesso da parte delle banche centrali locali. Anche Cina, Giappone e Svizzera devono far fronte a prezzi petroliferi elevati, problemi alla catena di approvvigionamento e ricadute della guerra in Ucraina, ma i loro tassi di inflazione annuali sono rispettivamente del 2,1%, 2,5% e 2,9%. Hanno evitato le devastazioni dell'inflazione perché i loro governi non si sono impegnati in spese folli finanziate dalle banche centrali».

E le sanzioni di certo non aiutano in questo senso. Ma almeno funzionano o fanno più male a noi di quanto non ne facciano alla Russia?
«Le sanzioni sono armi economiche dispiegate in quella che, di fatto, è una guerra non dichiarata contro la Russia. E come sempre si sono rivelate totalmente inefficaci nel raggiungere l'obiettivo dichiarato. Le sanzioni non hanno mai vinto una guerra. E se ciò non bastasse invece di rovesciare il regime di Putin, le sanzioni hanno fatto quello che fanno di solito: hanno consolidato la popolarità di Putin».

Quanto ci costeranno?
«Le sanzioni comportano sempre conseguenze negative e non intenzionali. I costi imposti all'Occidente e al resto del mondo saranno molto maggiori di quelli imposti alla Russia».

In recenti interviste ha sostenuto che la Banca Centrale russa sta lavorando molto bene, in che senso?
«La Russia ha svolto un lavoro ammirevole nel mitigare la guerra lampo economica che le è stata lanciata dagli Stati Uniti e dai loro alleati. È chiaro che la qualità dell'intelligence economica statunitense è scarsa ed è stata presa alla sprovvista dalla capacità dei russi di incassare pugni. Basta guardare al rublo. Dall'inizio della guerra si è apprezzato del 42% rispetto al dollaro. È stato sostenuto da un'enorme impennata dell'avanzo delle partite correnti della Russia nei primi cinque mesi dell'anno. Questo surplus agisce per smussare le sanzioni. Il governatore della Banca centrale russa, Elvira Nabiullina, è molto più competente della maggior parte dei governatori delle banche centrali occidentali».

Ci sono alternative alle sanzioni?
«Sì. Innanzitutto, sono d'accordo con il Prof. John Mearsheimer. Gli Stati Uniti e i loro alleati avrebbero dovuto astenersi dal provocare la Russia aprendo le porte della Nato all'Ucraina. Secondo, come sostiene Henry Kissinger, avrebbe dovuto essere negoziata e dovrebbe essere negoziata subito una pace per fermare la devastazione e la carneficina in Ucraina».

La Cina trarrà vantaggio dalla guerra o anche lei sarà danneggiata?
«La Cina sta giocando una mano di carte molto forte e la gioca saggiamente».

Cosa ne pensa del tetto massimo di prezzo per gas e petrolio promosso da Draghi e Biden, funzionerà?
«I limiti di prezzo sono una politica sconsiderata. Le sanzioni hanno già gettato nel caos il mercato petrolifero internazionale a caro prezzo per tutti, in particolare per i poveri. I limiti di prezzo promettono di imporre ulteriore sofferenza. È chiaro che Biden, Draghi e i loro consulenti non hanno familiarità con la letteratura accademica sulle sanzioni».

Quanto durerà l'inflazione, in che misura la Fed aumenterà i tassi?
«Non è possibile rispondere a questa domanda con precisione finché non sappiamo cosa faranno effettivamente le banche centrali. Detto questo, negli Stati Uniti, data l'enorme quantità di denaro in eccesso che è già stato creato, avremo un'inflazione elevata, indipendentemente da ciò che fa la Fed, fino al 2024».

Lei è stato consigliere economico di Reagan. Quando l'ex presidente arrivò alla Casa Bianca l'inflazione era intorno al 12%, due anni dopo era del 3,8%. La Reaganomics funzionerebbe oggi?
«Ovviamente sì. È solo l'applicazione dei principi di base dell'economia. Funziona sempre. Il problema è che non abbiamo leader con le capacità e i poteri di persuasione di Reagan. Senza Reagan la Reaganomics è solo teoria».

Lei è molto critico nei confronti del presidente Biden, quali sono i suoi più grandi errori?
«L'elenco è lungo. In primo luogo si è circondato di molti esponenti della sinistra radicale che sono ideologi e hanno competenze tecniche limitate. In secondo luogo ha speso soldi come un marinaio ubriaco e ha incoraggiato la Fed a finanziare la sua politica facendo stampare moneta. Di conseguenza ora gli Usa hanno una grande inflazione e probabilmente entreranno in una recessione nel prossimo futuro. Terzo, e soprattutto, ha condotto gli Stati Uniti in una guerra non dichiarata con la Russia, che potrebbe degenerare in conflitto mondiale». Come ne usciranno gli Stati Uniti da tutto questo? «Penso che il presidente Joe Biden sarà considerato uno dei peggiori leader nella storia americana. E non è dire poco, perché gli Stati Uniti hanno avuto diversi presidenti di scarsa qualità». 

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