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Mario Draghi da Erdogan: "Italia aperta agli immigrati ma siamo al limite"

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Asse tra Mario Draghi e Recep Tayyip Erdogan sul dossier ucraino. Al termine del terzo vertice governativo italo-russo, il primo in dieci anni, il premier italiano fa sponda con il presidente turco, sostiene il suo sforzo di mediazione nel conflitto ucraino, e chiede che la Russia si unisca al gruppo di lavoro per superare la crisi delle forniture di cereali. Sarebbe un "primo atto di concordia anche nel complesso degli sforzi generali per la pace", un segnale di "svolta importante", scandisce. Draghi ed Erdogan poi riferiscono di aver parlato, nel loro colloquio, anche di difesa e Nato, del processo di adesione della Turchia all'Ue che l'Italia storicamente sostiene, della stabilizziazione della Libia e del problema dell'immigrazione.

 

 


Su questo temo il capo del governo italiano è netto come mai forse è stato prima. "La gestione dell'immigrazione deve essere umana, equa ed efficace noi cerchiamo di salvare i migranti - premette -. L'Italia è il Paese più aperto. Ma non si può essere aperti senza limiti. A un certo punto il Paese che accoglie non ce la fa più: è un punto che poniamo in Ue. Anche noi abbiamo dei limiti e ora li stiamo affrontando, ci stiamo arrivati". Dal vertice emerge la possibilità, evocata da Erdogan, che Italia e Turchia costituiscano un meccanismo congiunto per il controllo dei flussi migratori in mare.

 

 

 

 

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