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Vladimir Putin "pronto a farlo", indiscrezioni clamorose mentre la Cina attacca

Daniele Dell'Orco
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Da ben 17 anni, poco dopo le sue dimissioni da Cancelliere tedesco, Gerhard Schroeder mantiene strette collaborazioni con la Russia. Da allora è sempre rimasto presidente del comitato degli azionisti di Nord Stream, il gasdotto "limitato" al 20% della sua capacità; ha ricoperto lo stesso ruolo anche per il Nord Stream 2, la pipeline mai entrata in funzione che collega la Russia alla Germania sotto il Mar Baltico; ha legami con i giganti russi dell'energia come Rosneft e Gazprom.

Dal board del primo si è dimesso solo a maggio dopo una pressione veemente da parte dell'Occidente. Ma se è vero che agli occhi delle democrazie liberali Schroeder non è altro che il cavallo di Troia di Vladimir Putin, il Cremlino lo considera anche per un altro ruolo chiave: quello del lobbista.

 

Nonostante le sanzioni post-2014, fino alla scorso febbraio gli scambi commerciali tra Russia e Germania (e Olanda via Germania) erano colossali. Non solo perché il 55% del fossile tedesco proveniva da Mosca, ma anche perché nel tessuto industriale teutonico molti giganti avevano un ruolo centrale nel trading verso la Russia. Con un'intervista rilasciata ieri al settimanalle tedesco Stern, l'ex cancelliere vuole con ogni probabilità lanciare un appello proprio a loro. Dopo un recente colloquio con Putin a Mosca, Schroeder ha detto: «La buona notizia è che il Cremlino vuole una soluzione negoziata».

LE BASI DEL NEGOZIATO
Prendendo come esempio l'accordo sul grano (lunedì la prima nave ha lasciato Istanbul alla volta del Libano dopo le ispezioni di commissari di Ucraina, Russia, Turchia e Onu) Schroeder sostiene che lo stesso schema debba essere utilizzato come base per un accordo di cessate il fuoco e ha detto che entrambe le parti dovrebbero fare concessioni per porre fine alla guerra. Secondo lui, soluzioni a problemi cruciali come la Crimea (a cui l'Ucraina dovrebbe rinunciare per sempre) potrebbero essere trovati in un secondo momento. «Forse non in 99 anni, come Hong Kong, ma nella prossima generazione», ha spiegato, affermando che un'alternativa alla partecipazione dell'Ucraina alla Nato potrebbe essere una neutralità armata, come l'Austria.

 

Per quanto riguarda il Donbass, invece, immagina una impostazione stile "cantoni svizzeri". Parole riprese poco dopo dal portavoce del Cremlino, Dmitry Peskov: «La Russia era ed è ancora pronta a risolvere il problema ucraino attraverso la diplomazia», ma alle sue condizioni e riprendendo in mano gli accordi abbozzati ad Istanbul il 29 marzo e poi messi da parte da Kiev.

Le dichiarazioni di Schroeder hanno scatenato la reazione ucraina: «È un noto araldo dell'Impero e una voce della Corte dello zar russo», ha risposto il consigliere presidenziale e capo negoziatore ucraino, Mikhailo Podolyak. «Se Mosca desidera un dialogo spetta a loro. Prima di tutto, con un cessate il fuoco e il ritiro delle truppe».

Ma il nodo intorno a cui ruotano le parole di Schroeder è relativo alla crisi energetica, presente e futura. Della Germania e in generale di tutta l'Europa. Schroeder ha esortato il governo tedesco a riconsiderare la sua posizione sul gasdotto Nord Stream 2, bloccato a fine febbraio dopo l'inizio della guerra in Ucraina: «Se le cose si fanno davvero difficili, c'è questo gasdotto, e con entrambi i gasdotti Nord Stream non ci sarebbero problemi di approvvigionamento per l'industria e le famiglie tedesche». Commenti che giungono mentre l'Ue cerca di ridurre la propria dipendenza dalle importazioni di energia dalla Russia e le importazioni dal vecchio gasdotto Nord Stream restano ferme a un quinto della capacità.

Il cancelliere tedesco Olaf Scholz, ha accusato Mosca di bloccare l'invio della turbina Siemens riparata in Canada necessaria per aumentare il flusso di gas: «Non c'è ragione per la quale questa spedizione non possa avvenire. Mosca deve solo dire di volerla e fornire le necessarie informazioni doganali per il trasporto in Russia», ha sottolineato. Gazprom sostiene che la consegna non sia possibile a causa delle attuali sanzioni anti-russe.

È evidente che Mosca voglia porre l'accento sul fatto che l'Occidente voglia fare deroghe alle sanzioni solo in base al proprio tornaconto, e allo stesso tempo spingere per l'avvio del Nord Stream 2, ma l'appello di Schroeder potrebbe ingolosire il mondo imprenditoriale tedesco (la Germania è comunque sempre ondivaga circa il supporto a Kiev) ed europeo in generale, affinché spinga sulla politica per cercare la pace. Anche alla luce di quanto sta accadendo sul campo.

LA TENTAZIONE DELLA PACE
In Donbass l'offensiva russa prosegue fuori Donetsk con una pioggia incessante di migliaia di colpi di artiglieria al giorno contro l'esercito ucraino. L'evacuazione dei civili organizzata dal governo Zelensky prosegue (anche se chi sta aspettando i russi non si muoverà) e i segnali che quel fronte si stia disgregando sono diversi. Accelerare con una pace negoziata, quindi, nell'idea di Mosca sarebbe un modo per risparmiare tempo. Sul fronte meridionale, a Kherson l'Ucraina sostiene di aver ripreso il controllo di una cinquantina di villaggi, ma che la controffensiva russa sarebbe già pronta. Per gli analisti di Mosca quello concesso a Kherson altro non è che un «gambetto di donna» per rilanciare forte verso i confini dell'Oblast. L'Ucraina, però, all'idea di uno sfondamento ancora non ha rinunciato.

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